È tardi. Ma non troppo. Bentornata Inter
Porca miseria come cambia il mondo: un giorno sei lì che sputazzi fiele e “mandate via tutti: allenatore, giocatori, dirigenti, proprietari, magazzinieri! Tutti!” e il giorno dopo ti rinnamori perché questi qui - che diamine – buttano sul prato il cuore, la pelle, l’anima, il maledettissimo orgoglio.
È stata una grande settimana, sportivamente parlando, e non è solo una questione di classifiche. In campionato c’è ancora da correre e soprattutto rincorrere, in Champions le cose si sono messe bene ma, appunto, è “l’atmosfera” che ci rende frizzanti come acqua francese e, udite-udite, persino ottimisti.
L’Inter è tornata “squadra”, ce lo ha fatto vedere nella partita di andata col Barcellona, ce lo ha fatto rivedere nel match vinto a Reggio contro il Sassuolo (“hanno pareggiato. Calma. Ora la mettiamo a posto…”), lo hanno stra-dimostrato nella partita minimamente “storica” del Camp Nou.
Ah, quando abbiamo goduto, sofferto, esultato, imprecato, sudato, combattuto insieme a tutti quelli che sono scesi nell’arena catalana e, alla fine, sono usciti col sangue rovente e la testa altissima. Come capita ai tori alla Corrida quando il torero si distrae e la prende in saccoccia. I blaugrana non erano affatto distratti e, anzi, pensavano di piallare la Beneamata, ma non avevano fatto i conti con la storia dei nerazzurri: quelli, i nerazzurri, più li provochi e più trovano la chiave per fotterti. E infatti li hanno fottuti.
E allora diamo a Inzaghi quel che è di Inzaghi, tecnico capace di aggrapparsi all’ultima radice sull’orlo del precipizio. Ne è venuto fuori con le sue idee, l’aiuto dei dirigenti e la collaborazione di tutti i suoi giocatori. Non era scontato, ché a volte ti mollano tutti e tanti saluti.
Lo scrivevamo qualche settimana fa: questo gruppo è uscito tra gli applausi dopo aver perso uno scudetto, possibile che si sia trasformato in un branco di fannulloni? No, non era possibile.
Ne sono venuti fuori tutti assieme e, certo, il godimento va confermato nelle prossime partite e possibilmente moltiplicato, ma i segnali sono chiari e le risposte pure: Barella è tornato a fare la iena a centrocampo, Skriniar ha ricominciato a fermare anche i treni merce, De Vrij e Bastoni sembrano tornati quelli dell’anno passato, Lautaro… beh, no, Lautaro è sempre lo stesso.
Ecco, gli stavano già rompendo la fava: “Non segna mai, l’argentino”. Come sempre, ha smentito i brontoloni. La sua è stata una prestazione gigantesca, passata da un primo tempo di sofferenza e diventata piano piano una marcia trionfale. Teniamocelo stretto, di grazia.
E tutti gli altri: Calhanoglu, Dzeko, Gosens che se viene utilizzato “come Gosens” e non “come Perisic” può dare tante soddisfazioni, Dumfries, Michelinotarian, Onana che prende gol e gasa tutti come a dire “niente frigne, siamo l’Inter” e tutti gli altri, nessuno escluso. Asllani ha toppato? Pazienza, in campo domenica e facci vedere di che pasta sei fatto.
Finalmente è iniziata la stagione dei nerazzurri. Un po’ in ritardo. Ma non “troppo” in ritardo. Forza e coraggio.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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