Crederci, sempre

Crederci, sempreTUTTOmercatoWEB.com
domenica 27 marzo 2022, 19:28Editoriale
di Gabriele Borzillo

Che noia arrendersi così, senza pudore. Che noia sentire il polso di parte della tifoseria, tutto va male, la fine del mondo, colpa di questo, colpa di quello, colpa di un disco. Una noia mortale, peggio della corazzata Potemkin di fantozziana memoria. L’Inter sta facendo male, direi anche malissimo, raggomitolata su uno schema unico, quella roba del 352 che se stai bene funziona alla stragrande ma, al contrario, se i tuoi giocatori fanno fatica (esempio lampante la non partita di barella con la Nazionale, voto 4 perché gli voglio tanto bene) diventa un fardello troppo pesante da trasportare, una zavorra dal peso di tonnellate. E le occasioni sbagliate ogni maledetto fine settimana, roba da strapparsi le vesti, sono sostanzialmente figlie di giocate episodiche, nulla a che vedere con un concetto reale di azione avvolgente, attacco degli spazi, dominio sul campo nell’ultimo periodo. No, proprio no. Però, dato di fatto, l’Inter arriva sotto la porta avversaria perlomeno in quattro o cinque circostanze, intendo dire in maniera pericolosa, quella per cui non riesci a spiegarti come sia possibile non concretizzare da zero metri. E non è successo una volta, capita con puntualità inspiegabile, quasi come se i nostri eroi godessero nel buttare alle ortiche gol fatti così poi è più difficile vincere, complichiamoci la vita.

Eppure, cribbio (cit.), siamo lì a un passo, attaccati ancora con la forza della disperazione e coi denti al trenino dello scudetto, arricchitosi della presenza inattesa di una quarta squadra, fatta rientrare da una serie di orrori pallonari di quelle davanti, soprattutto nostri oserei dire. Ora si tratta di capire quanta voglia hanno coloro che scendono in campo. Perché noi possiamo scrivere, suggerire, criticare, cantare, incazzarci, esultare però, alla fine, sono igggiocatori - avrebbe detto un tale – a scrivere pagine più o meno fortunate di un club. Serve qualcosa di nuovo? Sì, senza nemmeno timore di smentita. Serve qualcosa di diverso, qualcosa che sparigli il mazzo, altrimenti verremo risucchiati nel limbo dell’anno gettato alle ortiche che però potevamo fare meglio, stile suo figlio studia ma non quanto dovrebbe, sa ma non si applica.

La costruzione dal basso attuale non vive un periodo di folgorante bellezza, fatichiamo più delle bestie da soma a far uscire il pallone, cosa che tra novembre e dicembre ci riusciva con una scioltezza degna dei migliori contorsionisti. Gli avversari non è che sudino più del necessario: salgono in pressing sul portatore, gli altri stanno a guardare come le stelle di Cronin e non si smarcano nemmeno dandogli un premio extra, sicché è un gioco da ragazzi rubarci palla creando presupposti pericolosissimi per la nostra difesa, quasi sempre costretta agli straordinari da errori banali del centrocampo o dell’attacco. Simone qui deve, non dovrebbe, DEVE crescere, DEVE capire che non si può morire calcisticamente accartocciati su un modulo uno, che nel calcio è tutto liquido, si cambia, si evolve, si prova, si sperimenta. Poi, per carità, avrà sicuramente ragione lui e si tratta soltanto di una piccola crisetta momentanea. Insomma, nonostante tutto siamo ancora qua, eeeee già. Basta un filotto vincente. Basta gettarsi alle spalle incertezze e insicurezze. Basta tornare a fare quel che ci riesce meglio: giocare a pallone.

Io ci credo? E ci mancherebbe pure non ci credessi.

Alla prossima.