Acerbi e un'eredità pesante. Tra Guehi, Upamecano e Konatè, l'Inter ricerca due valori fondamentali

Acerbi e un'eredità pesante. Tra Guehi, Upamecano e Konatè, l'Inter ricerca due valori fondamentaliTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:00Editoriale
di Michele Maresca

Sostituire un calciatore come Francesco Acerbi è un'operazione alquanto complicata. Per il peso specifico ancora rivestito dal difensore azzurro al centro della retroguardia dell'Inter, così come per le conseguenze che tale scelta avrà sul futuro della squadra meneghina, la strategia che la società dovrà attuare per individuarne il più degno sostituto dovrà essere ponderata e frutto di un'attenta riflessione.

Giunto a Milano, nel 2022, tra la perplessità di una parte consistente del tifo interista a causa della flessione che aveva caratterizzato l'ultima fase della sua esperienza alla Lazio, Acerbi ha mostrato sin da sùbito un'impermeabilità alle critiche e una concentrazione totale sul campo. Allenamento dopo allenamento, giorno dopo giorno, gara dopo gara, il classe 1988 ha progressivamente acquisito uno status primario nel contesto della retroguardia nerazzurra, associando alle abilità difensive "dei tempi migliori" una spiccata personalità con cui dirigere la linea difensiva anche nei palcoscenici internazionali più probanti.

La storia di Acerbi all'Inter può essere così descritta in termini di un costante climax ascendente: dall'incertezza di ciò che sarebbe potuto essere alla garanzia data dal livello delle sue prestazioni in nerazzurro; dal timore che fosse in una fase di inevitabile declino alla consapevolezza di poter contare su uno dei migliori stopper in Italia e in Europa. In questo percorso, ciascuna delle parti coinvolte ha garantito all'altra un insieme di benefici tangibili che si sono tradotti nella progressiva emersione di capitoli entusiasmanti della propria storia insieme. Dallo scudetto della seconda stella, vinto nel derby contro il Milan anche grazie a una sua rete, all'indimenticabile gol del 3-3 contro il Barcellona allo scadere dell'epica semifinale di San Siro della scorsa annata.

Nonostante quel cammino europeo si sia concluso nel più amaro dei possibili esiti, il livello delle emozioni scaturite è stato tale da aver lasciato un ricordo indelebile nella mente dei tifosi interisti: quel 3-3 è stata la base della rete del definitivo 4-3 di Davide Frattesi e della conseguente esplosione della gioia di chi vive l'Inter come una componente strutturale della propria esistenza. È stata, dunque, l'origine di un sogno - lungo 25 giorni - interrotto in occasione della finale persa 0-5 contro il PSG. Se l'Inter è stata a 90 minuti dalla quarta finale di Champions League della propria storia, una parte determinante di tale realtà è stata dovuta al coraggio di Acerbi, condensato nella celebre richiesta da lui riferita ai compagni prima di dirigersi in attacco per provare a compiere l'impresa: "Coprite in difesa, io vado in attacco a segnare".

Questa predisposizione mentale è il risultato delle dure battaglie affrontate da Acerbi nel corso della sua carriera e si traduce nella consapevolezza che - attraverso un impegno costante e convinto - anche le sfide più ardue e apparentemente irrealizzabili possano essere alla portata di un atleta. Perseguire qualcosa con determinazione e consapevolezza è parte integrante del suo processo di realizzazione: questo è il pilastro fondamentale su cui si regge il pensiero del calciatore nerazzurro. Su tali basi, l'Inter è sin da ora alla ricerca di un erede che possa raccoglierne il testimone tanto in termini di qualità tecnica quanto sul piano della leadership che lui è stato in grado di garantire al reparto difensivo nerazzurro.

In questo senso deve leggersi la strategia del Club meneghino di puntare su un calciatore di grande esperienza e sicuro affidamento - come Marc Guehi, Dayot Upamecano o Ibrahima Konatè - che possa adattarsi sin dall'inizio ai meccanismi di gioco della squadra. In tutti e tre i casi, la convinzione della dirigenza è che la maturità acquisita dopo una serie di stagioni probanti in Inghilterra o in Germania possa giustificare un investimento sul presente e, soprattutto, sul futuro. 

La differenza che può essere tracciata fra i tre profili sondati con grande interesse dai nerazzurri concerne principalmente l'aspetto della struttura fisica, con l'1,82m di Guehi che contrasta con l'186m di Upamecano e l'1,94m di Konatè. Se è possibile che la società rinunci all'elemento di un'altezza in linea con quella di Alessandro Bastoni (1,90m) e Manuel Akanji (1,88m), del tutto irrealistica è l'idea che si possa fare a meno anche del requisito della solidità mentale necessaria per dirigere un reparto essenziale per gli equilibri e le sorti di una squadra.

Con Acerbi destinato all'addio, dopo un'esperienza che ha provato come i preconcetti possano essere sempre superati alla prova del campo, l'attenzione dell'Inter è rivolta a trovare un sostituto che sappia presenterne le stesse doti tecniche e mentali. Per non disperdere un patrimonio a cui la squadra ha attinto con regolarità nelle ultime stagioni per conseguire i risultati auspicati.