BAR ZILLO - Le minacce di cacciare i ribelli e il campo 14 di Wimbledon

BAR ZILLO - Le minacce di cacciare i ribelli e il campo 14 di WimbledonTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 20 aprile 2021, 19:45Bar Zillo
di Gabriele Borzillo

Mentre ovunque impazza il tormentone SuperLega manco fosse un motivetto estivo dai sapori sudamericani, oggi si ricomincia a giocare: c’è un campionato da finire, un traguardo da tagliare, un bel sogno da regalare ai tifosi nerazzurri. E, bando alle minacce di cacciare i “ribelli” (che poi ribelli di cosa, mah), che ricordiamo sempre negli ultimi sette anni hanno versato nelle casse dei club calcistici italiani all’incirca un miliardo di euro ma chissenefrega, si ricomincia dalla Liguria, dal – si diceva una volta, giusto per rimanere in tema romanticismo – neo promosso Spezia.

L’Inter di Napoli ha saggiamente amministrato una partita complicata, resa ancor più tortuosa dall’infortunio Handanovic-de Vrij, semplificazione del fu gollonzo, recuperata senza la vecchia soverchia difficoltà. Non mi preoccupano tanto gli ultimi dieci minuti, palleggiati al piccolo trotto con un paio di rischi inutili corsi più per calo di concentrazione che non per calo fisico, ovviamente è la mia chiave di lettura, mica la Bibbia pallonara: quella linea che non tagliamo più per primi da oltre un decennio è lì, alla portata, e l’unico timore personale resta il famoso braccino del tennista. Sì, dai, quella roba per cui non tutti sono numeri uno.

Perché un conto è fare faville sul campo 14 di Wimbledon, quando ti guardano in cinquanta e se sbagli un numero da circo interessa poco anzi, magari ti applaudono pure: un conto è farlo in semifinale, tralasciamo la finale, sul centrale, con gli occhi del mondo addosso. Che poi, a ben vedere, è la stessa ragione per cui non sempre chi è un fenomeno in una squadra di mezza classifica lo è anche in una cosiddetta “grande”.

Ad ogni modo a Spezia mi aspetto l’Inter cattiva (sportivamente) e concentrata. Le voci potranno togliere tranquillità al gruppo? Mah, a occhio non direi, soprattutto viste le recenti vicissitudini societarie e la gestione, da vero leader perché quando gli va riconosciuto gli va riconosciuto e basta, di Antonio Conte. Da una Milano con ventilazione inapprezzabile è tutto.