BAR ZILLO - La strana (mica troppo) coppia
Spesso i destini di una squadra di pallone passano dal centrocampo. Da quella zona che i vecchi giornalisti definivano “nevralgica”. Perché sì, perché è da lì che partono le azioni offensive nella maggior parte dei casi, perché lì è la linea Maginot che si costruisce per evitare pericolose invasioni avversarie. Non è un mistero, una storia, una cazzata – diciamolo pure – ma quando si perdono i duelli in quella zona beh, molto spesso e molto mal volentieri si perde anche la partita. L’Inter aveva trovato la quadra, costruendo un linea mediana di alto livello europeo: dai, esageriamo, facciamo mondiale che i migliori giocano nel vecchio continente, inutile stare a girarci intorno. Attenzione, non ho scritto la migliore, quelli che stanno a fare la punta ai lobi delle orecchie sono attenti a ogni virgola pertanto meglio specificare, ho scritto una, sottintendendo delle mediane.
Chiarito il punto, Barella-Brozovic-Eriksen rappresentavano un bel sogno: anzi, una bella realtà. Poi Christian ce l’ha portato via, per ora, un cuore ballerino ma sperare di rivederlo col nerazzurro addosso mi darebbe gioia infinita. Quindi sono rimasti gli altri due, attualmente supportati da Calha che, dal canto suo, ha parecchio ancora da studiare o, almeno, questa è l’impressione trasmessa fino a oggi. In sostanza il centrocampo nerazzurro si regge su due pilastri insostituibili. Nicolò Barella da Cagliari, appena ventiquattro anni, tifoso interista fin da bambino e, per i più, prossimo capitano dell’Inter che verrà: Marcelo Brozovic, ventottenne di Zagabria, playmaker nerazzurro senza se e senza ma, scoperto in quella posizione da Luciano Spalletti. Perché prima, agli inizi di carriera, Brozo giostrava anche come seconda punta e, di tanto in tanto, si lasciava cullare dall’indolenza, la stessa che ha accompagnato gli inizi ad Appiano Gentile.
Questi due, così diversi caratterialmente eppure simili, hanno costruito una coppia pazzesca sia in campo che, soprattutto, fuori. Sono amici non solo quando devono rincorrere palloni o avversari: sono amici sempre, condividono giochi, scherzi e battute. Sono entrambi alla ricerca del contratto da rinnovare: ecco, Beppe, faccia il bravo. Anzi, spieghi a chi caccia i soldi che questi due devono essere accontentati: non per un capriccio o perché sono simpatici. Molto più semplicemente perché sono la vera dorsale nerazzurra. Il resto viene di conseguenza.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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