BAR ZILLO - I gioielli di famiglia non si vendono (di solito)
E niente, tutto già finito, passato, seppellito da notizie che si accavallano una dopo l'altra: vere, presunte, sguub, indiscrezioni, chiacchiericci. Sempre notizie, però: che, di fatto, ci consegnano mani e piedi alla centrifuga del campionato prossimo venturo. L'ennesimo tour de force considerando la presenza contemporanea di un mondiale invernale in Qatar, nuova terra promessa del pallone, di cui nessuno sentiva né bisogno né necessità, ma questi sono altri discorsi nei quali entrarci significherebbe dover spendere pagine e pagine per comprendere – lo ammetto, complicato assai - come sia possibile interrompere il mondo intero, calcistico ovviamente, in nome e per conto del laggiù fa troppo caldo in estate: o anche no, dai, capire abbiamo capito un po' tutti, mi imbarazzerebbe vedere e ascoltare vertici del pallone spiegare una scelta del tutto insensata, speriamo unica nel suo genere, senza arte né parte.
Tornando all'oggi, a casa nostra, a ciò che sta capitando in questi giorni, tiene banco all'Inter, anche altrove ma a me non interessa, il problema chi cediamo chi compriamo. Oddio, da comprare ce ne sarebbero ma, da cedere, ancora di più. A cominciare dai campioni che sono così amigo o da altri, amanti della danza e delle Panda, complicatissimi da piazzare per via di ingaggi stratosferici, errori dettati dalla fretta o dal picchiare i piedi di qualche ex allenatore.
Potremmo trovarne altri: utili, questi sì, a rimpinguare le casse societarie senza dover vendere uno dei gioielli di famiglia. Perché di quello parliamo, di gioielli di famiglia. Di ragazzi affezionati ai colori del cielo e della notte o perché interisti fin da bambini, ogni calciatore ha la sua squadra del cuore - il professionismo è altro ma la simpatia, quella, resta sempre - o perché affezionati al club, ai tifosi e alla città che li ha adottati come figli, pur essendo cresciuti, calcisticamente e non solo, altrove. Ecco, pur comprendendo appieno le difficoltà economiche in cui versa Suning, anche qui ci sarebbe da aprire un discorso lungo chilometri, non trenta righe, fatico più del necessario a cogliere appieno il senso di determinate cessioni. Sì, va bene, la sopravvivenza dipende anche dal mercato. Però manca un pezzo, chiedo scusa: noi siamo l'Inter, la sopravvivenza dovrebbe dipendere da chi sa perfettamente cosa va ad acquistare, quando ci acquista.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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