BAR ZILLO - Ancora più bella perché chi se l’aspettava
Che settimana ragazzi. Una di quelle da non scordarsi mai. Una di quelle che qualunque tifoso vorrebbe vivere. Non tanto perché si va a giocare una finale di Champions League - e che caspita, sei l’Inter, ci sta di arrivare in fondo, ci deve stare - piuttosto perché vai a giocartela in un periodo storico nel quale il fantasmagorico Financial Fair Play ha trasformato la massima manifestazione mondiale per club in una sorta di riunione condominiale alla quale partecipano (quasi) sempre gli stessi inquilini. Quelli che possono spendere e spandere senza problemi. Quelli che hanno messo oltre un miliardo e mezzo di euro nel breve volgere di qualche annetto, mentre tutti erano impegnati a stringere la cinghia che la mannaia dell’UEFA era ed è ancora lì, pronta a calare inesorabile sui bilanci zoppicanti del calcio italiota ma non solo.
In un contesto del genere già era considerata la semifinale una sorta di miracolo. Beh, noi abbiamo fatto decisamente meglio, raggiungendo quelli da tutti additati come i più forti del mondo in finale. C’è da perdere qualcosa? Sostanzialmente no, anche se è normale l’idea di vincere, quando sei in finale. Questa Inter, mentre a Manchester si investivano vagonate di sterline, è stata costruita con pazienza e qualche fantastica intuizione, parametri zero con resa ben oltre la media, per esempio. E fate i bravi, non date retta a quelli che le finali non si giocano, si vincono. Ancora meno, poi, a quelli che siete stati fortunati nei sorteggi, avrei voluto vedervi con questo e quell’altro. Anche perché il Porto ha mandato a casetta tutte le italiane, negli ultimi anni. Il Benfica ha accompagnato, per la manina, la Juventus e il PSG a novembre, che voglio proprio vedere chi incontrerà il Benfica, questi arrivano in porta con estrema facilità, dicevano. Chiacchiere del prima, quando poi li butti fuori diventano, tu guarda, mediocri.
Certo, un pizzico di buona sorte deve bussare alla tua porta, altrimenti non vai lontano. Certo, non è buona sorte trovare il derby, per l’ennesima volta, in una semifinale. E non è nemmeno buona sorte dominare le due partite in lungo e in largo, senza mai, mai, aver dato l’impressione di un qualche scricchiolio. Sono stati, molto semplicemente, bravi. Il resto puro chiacchiericcio da bar, un paio di grappe a digiuno comprese.
Non ce lo aspettavamo, ce la siamo meritata. Andiamo a giocarci la finale, già questo è un grande successo.
Avanti l’Effecì.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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