Hakan Calhanoglu è già un caso?
Abbacinante all'esordio, con quella saetta da fuori contro il Genoa e tante giocate di qualità. Poi la luce è andata affievolendosi, tanto che, ad oggi, Hakan Calhanoglu non può essere considerato un titolarissimo della mediana. Lo era nelle idee di partenza di Simone Inzaghi, che in quel ruolo ha valorizzato al massimo un certo Luis Alberto, ma il turco non dà ancora l'impressione di essere perfettamente inquadrato nel disegno tattico del suo allenatore.
Il match di Kiev non ha fatto altro che rafforzare il concetto: la panchina è stata logica conseguenza dell'opacità di sabato contro l'Atalanta, e lo spezzone di ieri ha seguito quel solco. Poco incisivo, ingabbiato in una posizione troppo arretrata che dirada le possibilità di sprigionare in toto le sue capacità balistiche.
L'equivoco è tattico o di personalità? La verità potrebbe stare nel mezzo: da mezzala, con un centravanti come Dzeko avvezzo per sua natura a raccordare il gioco, sembra avere meno libertà di quella che un ruolo da trequartista gli garantirebbe. Ma quello che Inzaghi gli chiede, e che sinora ha ottenuto soltanto a sprazzi, è una maggiore spregiudicatezza in transizione: prendere per mano la squadra, fluidificare la manovra. Gli va concesso del tempo, nonostante l'avvio zoppicante: il salto di qualità in mediana, quest'anno, dipende in buona parte da lui.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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