Zenga: "Mi sarebbe piaciuto tornare a casa. Da qui a 100 anni c'è tempo, ma non ci spero più"

Zenga: "Mi sarebbe piaciuto tornare a casa. Da qui a 100 anni c'è tempo, ma non ci spero più"TUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 08:00News
di Alessandra Stefanelli

Lunga intervista per Walter Zenga ai microfoni di Gazzetta.it: “Perché scelsi l’Inter? Mio padre era juventino, ma mi portava a vedere l’Inter, non so perché, e sono diventato interista per ripicca nei suoi confronti. La mia prima volta a San Siro è stata per un Inter-Brescia e io, più che dall’Inter, venni rapito dall’enorme V sulla maglia nera del portiere bresciano, Luigi Brotto (scomparso nel 2024, ndr). Mio papà era stato il portiere della Pro Lissone, poi si ruppe un ginocchio e chiuse la carriera. Nella mia prima partita da allenatore del Brera, nel 2000, affrontai la Pro Lissone: una di quelle coincidenze che ti fanno pensare a un segno”. 

Il suo primo idolo da tifoso interista?
“Silvano Martina, l’ex portiere. Ha giocato nell’Inter un’unica partita di Serie A, contro il Palermo nel 1973, e io c’ero. Era il terzo portiere, dopo Lido Vieri e Bordon. Qualche giorno dopo venne al campo della Richard Ginori, dove ci allenavamo noi delle giovanili, e mi esaltai”. 

L’allenatore dell’Inter con il quale ha legato di più?
“Dovrei dire Giovanni Trapattoni, cinque anni fantastici, con lo scudetto dei record, ma scelgo Osvaldo Bagnoli. Stagione 1992-93, mi fanno fuori dalla Nazionale e l’Inter non gioca le coppe europee. Traduzione: devo allenarmi tutte le settimane ad Appiano, non ci sono più abituato e sono nervoso. Un giorno ho uno scazzo con Bagnoli e lascio il campo. Faccio la doccia e capisco che devo andare dal mister a scusarmi. Busso alla porta del suo stanzino e dall’altra parte sento Bagnoli che dice: 'Dai Walter, entra'. Apro e gli domando: 'Scusi, mister, ma come faceva a sapere che ero io?'. Riposta: 'Walter, tu sei una brava persona e sapevo che saresti venuto a chiedermi scusa. Vai a casa, non ci sono problemi, finisce tutto qui'. Questo episodio mi è rimasto nel cuore e mi ha insegnato tanto”. 

Mille esperienze, ma ne manca una. Il ritorno a Itaca, che sarebbe l’Inter. Non l’hanno mai cercata?
“Una volta, non mi ricordo se fosse il momento in cui presero Stramaccioni o Mazzarri”. 

Le dispiace?
“Non vado a San Siro da un anno e mezzo, ma se ci tornassi, finirei come sempre circondato dai nostri tifosi. Per loro, è come se avessi smesso di giocare due giorni fa e tanto mi basta. Gli interisti sono la mia gente. Come a tutti, mi sarebbe piaciuto e mi piacerebbe ritornare a casa. Diciamo che da qui a cent’anni c’è tempo, ma no, non ci spero più perché non vedo una posizione per me. Sebbene, se volessero, un incarico potrebbero ricavarlo”.