Sucic, da 'campione' a 'mediocre'? Come sempre, la verità sta nel mezzo

Petar Sucic è stato esaltato, elogiato forse oltre quanto fosse opportuno - dopo la sua ottima prestazione nel match vinto dall'Inter contro il Torino per 5-0 - per poi essere subissato di critiche dopo la prestazione opaca contro l'Udinese per 1-2.
Come molto spesso avviene nel mondo del calcio, alla via della moderazione e nella prudenza nei giudizi, gli appassionati si concedono ai giudizi affrettati, immediati, frutto di una visione circostanziata al momento, piuttosto che fondata sull'analisi di ogni singolo elemento che emerge in una data situazione. Ciò è avvenuto, per l'appunto, anche nel caso di Sucic. Da "potenziale campione" a "calciatore mediocre", è evidente che la verità non possa risiedere né nell'uno né nell'altro estremo, a prescindere da quel che si possa effettivamente pensare del Sucic odierno e di ciò che il croato potrà diventare.
Piuttosto che attribuire a una singola prestazione, quale quella contro i friulani, un valore superiore a quello che concretamente ha, occorrerebbe limitare il proprio ragionamento all'andamento del match per i nerazzurri. Con le difficoltà con cui ha dovuto fare i conti l'intero reparto di centrocampo dei meneghini, compresi dunque anche Hakan Calhanoglu e Nicolò Barella. In questo modo, si può rendersi conto di quanto i nodi della partita disputata da Sucic siano la spia di un problema più ampio, di carattere generale, afferente all'incapacità del centrocampo nella sua interezza di contenere la fisicità e la dominanza mostrate dai centrocampisti dell'Udinese. Così da affrontare le sfide del futuro attraverso un'effettiva consapevolezza di quali siano gli aspetti da migliorare per costruire l'Inter auspicata da staff tecnico e dirigenza nerazzurre.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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