Palmeri: "Inter seduta su una bomba, ecco i quattro giocatori che potrebbero andar via"

Nel suo editoriale per Sportitalia.com il giornalista Tancredi Palmeri prende in esame gli ultimi avvenimenti in casa nerazzurra: "È proprio nel DNA dell’Inter fare tutto in maniera memorabile, che siano le imprese o le cadute. E così, nonostante a Monaco sembrasse di aver già visto tutto e anche troppo per questa stagione, ecco che l’uscita con il Fluminense è riuscita a rovinare un Mondiale per Club che era stato anche raddrizzato con personalità. Fosse stato solo quello il problema…
Il redde rationem del post partita ammesso il cappello agli ultimi due mesi di rara bizzarria, per usare un eufemismo. Ma il punto è che adesso per l’Inter può aprirsi non una crisi, ma una picchiata che può riportare il club indietro di otto anni, a prima dell’avvento di Spalletti.
Se Lautaro ha deciso di uscire in questa maniera così netta, avrà le sue ragioni, e a noi non è dato sapere. In società, pur condividendo ampiamente il contenuto, avrebbero preferito che le cose rimanessero sottotraccia. Perché se stai per perdere dei giocatori importanti, e non hai forza economica da opporre, Allora preferisci non rimetterci dei milioni di valutazione che sei costretto a concedere nel momento in cui diventa pacifico a tutti che un giocatore voglia andarsene.
Sembra davvero strano, come dice Marotta, che il riferimento sia solo Calhanoglu. E a tutti pare che sia stata soltanto la pezza apposta per limitare il più possibile le speculazioni. E a proposito di speculazioni, era sembrata a qualcuno quantomeno inusuale la partenza anticipata dei cinque infortunati. Per quanto sicuramente almeno nel caso di Frattesi, il suo tentativo di recuperare era stato visibile. Mentre all’opposto, negli ultimi giorni americani era davvero scomparso dai radar Calhanoglu, che però non ha certo simulato né l’infortunio né la ricaduta.
Della situazione del turco è chiaro; anche Frattesi considera le proprie opzioni per il futuro, ed è tentato dai complimenti che gli rivolge in privato Antonio Conte; e pure Thuram, miglior giocatore del girone d’andata e apparso davvero pochissimo in tutto il girone di ritorno, considera se non sia il caso di aprire una nuova pagina, con la Juventus tentatrice; per non parlare di Dumfries, la cui clausola e la cui scelta del nuovo procuratore/intermediario, grida cessione da tutti i pori. Ma il problema per l’Inter, e la dimostrazione che è letteralmente seduta su una bomba, e che qua non si tratta soltanto di alcuni giocatori che hanno possibilità di andare via.
Il punto è che Simone Inzaghi era il punto di riferimento di tutti i giocatori. La garanzia della continuità tecnica e della competitività.a prescindere dalle risorse finanziarie che mette o metterà Oaktree a disposizione. E non è che abbiano qualcosa contro Chivu, di cui hanno apprezzato l’approccio umano: ma semplicemente non vedono più la certezza tecnica e il futuro che era garantito dalla presenza di Inzaghi. Qualcuno dice: “Andandosene, Simone Inzaghi ha disintegrato l’Inter”. La questione è opposta: grazie alla presenza di Inzaghi, nessuno in passato aveva preso in considerazione le proposte che aveva ricevuto. E dunque, lo sforzo non fatto per trattenerlo, associato alla mancanza di certezze tecniche su un mercato di prospettiva ma non certo per “andare a comandare“, semplicemente ha introdotto una questione, diciamo +1 possibilità, per ogni giocatore della Rosa.ovvero: se dovessero arrivare proposte importanti, beh nessuno le scarterebbe a prescindere, cosa che invece prima succedeva praticamente a priori. Aggiungete a questo il mercato da fondo di Oaktree: non vale dire “beh ha già speso 60 milioni (70 milioni con bonus)”, perché per quello che ha incassato solo di premi in stagione, la proprietà potrebbe spendere senza rimetterci soldi fino a 100 milioni. Ma non è quello che vuole. E soprattutto, è assolutamente possibile che arrivino cessioni tali, dal praticamente tenere il mercato se non a zero comunque sia a bassa uscita di denaro.
Il tutto rende questa per Marotta, forse la sfida più difficile in carriera. È vero che all’indomani dell’addio di Antonio Conte, della chiusura totale dei rubinetti di Suning, del rischio quasi di presentare i libri in tribunale, Marotta fece un capolavoro di stabilità societaria e gestione. Dunque una situazione molto più difficile. Ma è altrettanto vero che essere costretti a prendere scelte drastiche quando hai appena vinto può essere molto più fattibile rispetto a quando hai subito una umiliazione storica, che rischia di trasmettere sfiducia a ogni componente.
Forse Marotta e Ausilio dovranno includere anche un paio di certezze tecniche, soprattutto se qualche valore assoluto come Calhanoglu o Dumfries dovesse partire. Perché se l’Inter non riuscisse a entrare tra i quattro di Champions, cosa altamente possibile visto come si sta sviluppando il mercato, a quel punto la spirale in picchiata sarebbe praticamente verticale".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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