Chivu si affida alla vecchia guardia, e costruisce la sua Inter attorno al nucleo storico

Ormai è fatto vecchio. L'Inter questa estate ha ringiovanito la rosa, ma non ha toccato la difesa se non nelle ultime ore di mercato con l'arrivo di Akanji e la partenza di Pavard. Dunque un giocatore per un altro, non uno in più. Eppure, Chivu sembra non soffrirne. Se è vero che la scorsa stagione i nerazzurri hanno vissuto un finale tragico, è anche vero che sono arrivati a giocare una finale di Champions vicendo una clamorosa corsa a ostacoli, si sono giocati lo scudetto fino all'ultima giornata di campionato e sono arrivati in semifinale di Coppa Italia.
L'allenatore nerazzurro l'ha sempre sottolineato. Lui non vuole stravolgere le carte, o meglio, l'ossatura che la squadra ha già. I veterani sono una certezza, e migliorano di partita in partita la loro condizione. Ne parla a proposito La Gazzetta dello Sport.
"L’Inter che cresce la riconosci subito perché in fondo l’hai già vista: è nell’urlo di capitan Lautaro, sbarcato a quota 117 gol in campionato, quinto miglior marcatore di sempre nella storia dell’Inter in Serie A davanti a Mazzola e alle spalle di Altobelli. È negli assist e nei gol di Bastoni e Dimarco, nelle geometrie di nuovo al millimetro di Calhanoglu e nell’energia inesauribile di Barella.
Non è un caso che, pur ruotando gli uomini con una cadenza quasi regolare, Cristian Chivu abbia deciso di modellare la sua Inter attorno al blocco del nucleo storico che da anni detta legge ad Appiano: Barella — sempre titolare dal Mondiale per club americano a oggi —, e poi Bastoni, Lautaro e Dimarco, in rigoroso ordine di minuti giocati, sono i giocatori di movimento più impiegati dal tecnico romeno da quando si è messo alla guida dell’Inter".
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