Carlos Augusto: "Finale di Champions? La vita va avanti e il calcio ti dà sempre un'occasione"

Carlos Augusto: "Finale di Champions? La vita va avanti e il calcio ti dà sempre un'occasione"TUTTOmercatoWEB.com
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di Marta Bonfiglio

Carlos Augusto si è concesso ai taccuini de La Gazzetta dello Sport dell'edizione odierna per parlare dell'ultima partita giocata al Mondiale per Club contro il River Plate, e di quella imminente contro il Fluminense. Poi uno sguardo al passato con la Champions League e non solo. Le sue parole:

Carlos, neanche il tempo di questo furioso Superclasico con gli argentini, che lei giocherà in casa, contro una grande del Brasile... 

"Sarà speciale per me, immagino lo stesso anche per Luis Henrique perché conosciamo il Fluminense e sappiamo cosa ci aspetta. Sarà una partita molto difficile, quanto o più del River, l’ho già detto nello spogliatoio: dobbiamo mantenere il livello, essere concentrati e duri nei contrasti". 

Significa che il Fluminense picchierà quanto il River? 

"No, forse un po’ meno… (ride, ndr). Ma, al di là degli scontri fisici, col River abbiamo vinto con la tecnica e ne servirà ancora di più col Flu che ha mostrato molta qualità: se non si sta attenti si rischia, ma siamo preparati a tutto". 

Chi bisogna tenere d’occhio in particolare? 

"Mai guardare la carta d’identità di un giocatore quando è forte: il centravanti argentino Cano ha 37 anni, ma sta benissimo, sa fare gol e muoversi bene. Dico poi Arias, nazionale colombiano ed esterno fortissimo. Thiago Silva è inutile anche nominarlo perché a 40 anni è sempre sul pezzo: è una leggenda, sia in Brasile che in Italia. Non abbiamo mai giocato insieme, ma abbiamo parlato diverse volte di Serie A, di Milano, di calcio brasiliano. Affrontarlo per me è bellissimo". 

Dica la verità, si è esagerato un po’ con l’agonismo contro il River? 

"Ma no, in Libertadores spesso le partite sono così! Non parlo di quelle di un tempo, ma di quelle di oggi. Fa parte dello spettacolo. Siamo stati bravi anche noi a metterci la stessa loro forza, a rispondere colpo su colpo, a segnare al momento opportuno. Alla fine c’è stata un po’ di tensione, ma nulla di grave". 

Vi serviva una partita di questa intensità e durezza per la sveglia definitiva post-Monaco? 

"Sono già passate tre partite, la Champions è lontana e ci riproveremo il prossimo anno. Ne abbiamo parlato, bisogna sempre ricordare cosa abbiamo sbagliato perché non capiti più, ma poi la vita va avanti e il calcio ti dà sempre un’occasione: prima della nuova stagione, vogliamo toglierci soddisfazioni anche in questo Mondiale per Club. Lo stiamo scoprendo un po’ alla volta, è una manifestazione bellissima. I sudamericani sono meno abituati a queste vetrine, ma anche gli europei ci tengono molto, per questo ogni partita è una trappola". 

Prima del match tutto il mondo ha parlato di Mastantuono, ma la stellina più brillante è stata Pio. Come state proteggendo Esposito? 

"È talmente maturo che si protegge da solo, serve solo la giusta pazienza e non caricarlo di responsabilità. Non si può pensare che adesso debba segnare in ogni partita. Che sia forte è evidente, ma in ritiro sto vedendo umiltà. Purtroppo, in Italia, quando un giovane viene da fuori, lo si esalta a prescindere e non capisco perché. Poi quando un talento vero arriva da un settore giovanile italiano, spesso la gente non si accorge subito di lui". 

Nelle sue posizioni, difesa e centrocampo, che meccanismi stanno cambiando con Chivu? 

"Abbiamo avuto poco tempo per lavorare, però ci conosciamo così in profondità che basta poco per connetterci, anche cambiando qualcosa. Il mister ci fa stare bene insieme e sta portando, poco a poco, idee leggermente diverse da prima. C’è più verticalità su palla rubata, più pressione quando perdiamo un possesso, forse anche più cattiveria, che è poi quello che avete visto contro il River. È importante anche questo, combattere senza paura di fare falli: stiamo provando a sentirci più liberi anche da questo punto di vista perché poi abbiamo la tecnica per fare la differenza". 

Come va la concorrenza con Dimarco? 

"Benissimo, c’è un rapporto ottimo. 'Concorrenza' e 'rivalità' nel calcio non sono parolacce: questa è l’Inter e c’è bisogno di tanti mancini. Anzi, siamo una bella comunità: Fede, Bastoni, io, dietro abbiamo pure Acerbi. Adesso c’è anche Carboni, ma lui deve fare la differenza davanti". 

Luis Henrique, invece, è tutto destro: Maicon ci ha detto che voi due siete brasiliani... diversi. 

"Ho letto, lui sarebbe il brasiliano brasiliano e io sarei un po’ più svizzero (ride, ndr). Forse è così, ma siamo entrambi fieri delle origini. E poi diamo tempo a Luis: ha colpi da grandissimo giocatore, da brasiliano vero appunto". 

A proposito di Brasile, che le ha detto Ancelotti? 

"È stato un piacere sentirlo al telefono prima della convocazione e poi trovarlo in ritiro: abbiamo usato l’italiano e, se servisse, lo posso aiutare a tradurre in portoghese, anche se con lo spagnolo lui arriva a tutti. E poi il suo staff sta imparando la nostra lingua alla velocità della luce, anche questo è un bel segnale. Dico solo che è l’uomo giusto al posto giusto, avevamo bisogno di un vincente così".