Qualcuno lassù ama la Champions League, ma pure l'Inter. Il (derby?) deve ancora venire

Qualcuno lassù ama la Champions League, ma pure l'Inter. Il (derby?) deve ancora venireTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
mercoledì 15 marzo 2023, 18:50Editoriale
di Patrick Iannarelli

Palo, traversa, Onana, Dumfries. Ma anche Darmian, Acerbi, Bastoni, Dimarco, D'Ambrosio, Calhanoglu, Mkhitaryan. La palla col Porto non è voluta entrare, merito di una prestazione di squadra che si è compattata dopo l'ennesimo scivolone in campionato. Forse perché qualcuno lassù ama le coppe, la Champions League e pure l'Inter? No, non è per niente vero. Forse ama solo quella dalle grandi orecchie.

Tutti noi però dobbiamo fare i conti con questa Inter, una squadra plasmata per le competizioni da dentro o fuori, da andata e ritorno, da 3-5-2 molto europeo, nonostante le voci contrarie dei più. L'Inter alla fine gioca un calcio europeo. Lo gioca per mentalità, lo gioca per solidità e approccio. E il campionato? C'è poco da fare, a volte è anche inutile insistere: Simone Inzaghi sa preparare questo tipo di partite, le sa gestire durante l'arco dei 90', talvolta nei 180 minuti. Si è percepito sulla scivolata di Dumfries, sulla prestazione di Onana, sulla gara di Matteo Darmian, un muro invalicabile e di un'affidabilità terrificante quando si tratta di alzare l'asticella. Ma anche nei cambi, differenti rispetto a quelli visti in Serie A.

L'Inter ha avuto un pizzico di fortuna nel finale? Assolutamente sì. Ma la buona sorte i nerazzurri se la sono cercata scavando in profondità di un subconscio che messo davanti alla realtà dei fatti tira fuori il meglio. L'Inter ama le coppe, come qualcuno lassù, ma l'Inter si fa amare e a volte odiare per prestazioni così tanto altalenanti, pazze per parafrasare il solito luogo comune. 

E ora? Adesso il bello deve ancora venire. L'Inter torna ai quarti di finale in cui tutto può accadere, in cui i sorteggi possono metterci davanti a un derby di Milano vent'anni dopo. Le palline ci possono regalare una doppia sfida a San Siro, una sorta di last dance in salsa europea in uno stadio che rischia di andare in pensione. Roba da narrativa sportiva, roba da fiumi d'inchiostro prima e dopo. Roba di notti europee, di coppe di campioni e di un cammino che prosegue ancora. Ora può accadere di tutto, ma noi siamo pronti a tutto.