Perché l’estate 2023 dell’Inter dev’essere una lezione

Perché l’estate 2023 dell’Inter dev’essere una lezioneTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 16 maggio 2024, 18:57Editoriale
di Lapo De Carlo

In questi giorni di festa e meritatissima autocelebrazione, con il grande saluto che domenica vedrà coreografie, cori, partita e concerto, l’Inter sta delineando il futuro con più serenità di quanto non fosse mai accaduto negli ultimi quattro anni.
Ogni reparto sarà attraversato da cambiamenti mirati, nell’ottica di un rafforzamento che in questi anni è stato eseguito con un approccio emergenziale.
Alla luce di quanto accaduto negli ultimi due anni i tifosi e, si spera, anche l’opinione pubblica, dovranno avere un atteggiamento meno diffidente verso le eventuali difficoltà di questa lunga estate.

La scorsa stagione in tre mesi era accaduto di tutto e alcune vicende sembravano rivelare difficoltà endogene, con una gestione meno ferma di quanto si potesse immaginare.
Quando si segue la vita di una squadra fuori dal campo non si ha il controllo, si tende a credere un po' a tutto e forse a niente. C’è solo un grande senso di precarietà, con ufficialità che sembrano tali e poi non lo sono, complicazioni di ogni genere e tante, troppe illusioni.
In realtà era impossibile soppesare le i costanti imprevisti con tutte le soluzioni, perché lo stato di allarme veniva dato da un innaturale numero di emergenze che si aprivano ogni settimana.
L’addio ad Onana, senza avere un portiere titolare per due mesi, perché era sfumato Trubin e l’idea Sommer non sembrava nemmeno troppo solida, visto che il Bayern non sembrava volerlo mollare.
Il tempo passava e nel frattempo l’Inter aveva salutato Handanovic, Gosens, Gagliardini, D’Ambrosio ma anche Brozovic, con tanto di finale polemico, subito temperato dall’arrivo del promettente Frattesi.

Anche Dzeko aveva preso un’altra direzione, perché era in arrivo Thuram e la società stava trovando l’accordo col Chelsea per tenersi Lukaku. Un accordo poi trovato e culminato con il voltafaccia inclassificabile del belga. Il giorno seguente era arrivata la notizia dell’accordo con Cuadrado e i tifosi erano caduti dalla sedia.
L’Inter ad un certo punto era senza due punte e il portiere. Il club sembrava in affanno, anche perché si era pure creato il caso Samardzic e, a inizio sessione, anche Taremi era saltato.



L’accordo con Sommer alla fine era arrivato, per quanto tardi, e la terza e quarta punta, nelle persone di Arnautovic e Sanchez, avevano suscitato parecchie perplessità (ricorderete il titolo: “Inter ma che mercato è?”)
I problemi erano oggettivi ma le soluzioni non avevano un peso specifico.
In effetti l’Inter di quest’anno ha inserito soprattutto Sommer e Thuram tra i titolari.
Frattesi e Bisseck sono sempre partiti dalla panchina, perché non ancora considerati pronti per la titolarità il primo anno. A loro merito va detto che oltre alla crescita evidente, hanno contribuito anche a fare gruppo. Arnautovic e Sanchez hanno confermato di non essere gli uomini giusti. Klaassen ha chiuso il mercato ma la differenza alla fine l’ha fatta Inzaghi la squadra, condizionata l’anno prima da troppi giocatori infortunati o scontenti.

Dopo un’estate come quella del 2023 dunque, è doveroso osservare e giudicare la campagna acquisti, sapendo che questa non è determinata solo da chi prende il posto di chi, ma da meccanismi interni e dalle motivazioni. All’Inter ci sono ultratrentenni che corrono come se ne avessero dieci di meno, gente che sta in panchina e non brontola di continuo, giocatori ulteriormente migliorati e un tecnico definitivamente vero padrone di casa. Zielinski e Taremi sono già nerazzurri, la questione portiere (Bento?) è in agenda, la quarta punta è un pensiero fisso e a brevissimo ci sarà anche l’annuncio ufficiale del nuovo prestito di Pimco, che non necessariamente una notizia straordinaria ma è propedeutica ad un passaggio di consegne del presidente più in sintonia con le sue aspettative entro il 2027 (un fondo arabo?).
Sembra tutto sotto controllo e non ci siamo poi così abituati.
Amala