Occhei il prezzo (non) è (quasi mai) giusto
Una delle problematiche esistenziali nelle quali il dilanio tra tifosi è palpabile si avverte quando qualcuno inizia a dare, veramente e non tanto per dire, i numeri riguardo al valore, reale o presunto che sia fa lo stesso, di un calciatore. Apriti cielo. Perché il calciomercato questo è, facendola facile senza entrare nei meandri di prestiti secchi, annuali, biennali che non si può più, diritti di recompra che le Società indigene hanno chiesto di reintrodurre, poi per quale arcano motivo non si chiama ricompra visto dove siamo, ancora non lo so. Il calciomercato, in sostanza, è quella roba per la quale io credo di avere un giocatore valore ics e su quello posso costruire le mie fortune. Può essere utile a ripianare o migliorare il bilancio societario, giusto per non andare lontano dalle necessità di casa Inter. Oppure, coma capita sovente in ambito soprattutto italico, lega varie operazioni: cedo tizio, con quel gruzzoletto vado a prendere caio e sempronio.
Tutto chiaro, è così da sempre e continuerà così per sempre, a meno che l'UEFA non cerchi di inventarsi qualche nuovo escamotage atto al controllo delle Società: poi siamo alle solite, ci sono Società fortunate, ma sì, dai, pagami una multa e amici come prima, e altre meno fortunate, controlleremo tutte le vostre operazioni da qui ai prossimi cinque anni, guai se troviamo uno spillo fuori posto. Che mi piace anche, come idea: applicata a chiunque. Inutile chiacchierare sempre dello stesso argomento, speriamo solo cambi qualcosa per una maggior credibilità del movimento. Torniamo al prezzo che (non) è (quasi mai) giusto, restando proprio a casa nostra, tra Appiano Gentile e Viale della Liberazione. Da qualche tempo si moltiplicano le voci riguardo una probabile cessione di un pezzo pregiato appartenente alla rosa dell'Inter.
Va bene, d'accordo, uno dovrà partire in nome e per conto della sostenibilità, abbiamo già sottolineato parola d'ordine di questa estate in casa nerazzurra. Dato per scontato che Bastoni ha in pratica rifiutato qualunque destinazione - una quindicina a giugno è stata dedicata al dove andrà il centrale difensivo di Casalmaggiore, paesone della provincia di Cremona attraversato dal 45° parallelo, metà strada tra polo nord ed equatore - e che Barella non ha la minima intenzione di muoversi, tralasciamo Lautaro, ha perfino aperto un ristorante ad Augustina giusto per mettere in chiaro che da Milano non è che voglia proprio proprio andarsene, l'indiziato numero uno rimane Skriniar, il mio personalissimo nuovo capitano.
Forse anche perché, se gli altri sono stati sfiorati da pour parler più o meno superficiali, la presenza ingombrante del PSG aleggia sul ragazzone slovacco che, dal canto suo, ripetiamolo per i pochi che ancora non lo sanno, firmerebbe a vita coi nerazzurri anche tra 5 minuti. L'Inter ha fissato un prezzo: ottanta milioni. Può piacere, non piacere, far sorridere, scrivere le più grandi banalità che non fanno neanche ridere, ma questo è il conquibus da cui parte la dirigenza. Ottanta milioni. Troppi? Troppo pochi? Giusti? Personalmente, dal punto di vista emotivo, Scrigno non lo cederei manco per millelmilamilioni. Razionalmente, davanti a settanta e qualche milione di euro veri, non presunti, posso comprendere il vacillare interista. Altroché se posso comprenderlo. Detto ciò il prezzo non lo fanno i tifosi. Lo fa il mercato. Lo fanno le Società. Lo fanno i dirigenti. Lo fanno le prestazioni del giocatore. Ecco, da tifosi limitiamoci a seguire come si muovono i club. Senza stabilire se tizio è stato venduto o meno a una cifra consona: a parlare saranno i risultati sul campo. Tanto per cambiare.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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