Non sottovalutiamo i meriti di Inzaghi. Un profilo più "soft" per il dopo-Conte: quello che ci voleva
Ho scritto e parlato molto dopo le prime due giornate di campionato, gli elogi da distribuire erano infatti molti.
Dopo due vittorie così convincenti i meriti a Marotta e Ausilio erano doverosi da assegnare, bisogna dire loro grazie per come hanno lavorato e per come hanno sostituito i big partiti in estate. I lavori difficili sono per quelli bravi!
I debutti di Dzeko, Calhanoglu e Correa sono stati incredibili, probabilmente nessuno di noi avrebbe potuto sognare qualcosa di meglio.
Eravamo talmente abituati a parlare dell’allenatore l’anno scorso che in questo inizio di stagione sembra quasi che ci si sia dimenticati di Inzaghi.
Non deve essere così perche l’allenatore nerazzurro ha tantissimi meriti e non si deve commettere l’errore di sottovalutarli.
Inzaghi è arrivato all’Inter in punta di piedi, esattamente come una persona intelligente entra in un ambiente nuovo, collaudato e vincente.
Simone non ha commesso l’errore che ai tempi fece Benitez nel dopo-Mourinho, non ha voluto eliminare il passato anzi, in maniera saggia, lo ha cavalcato per sfruttarne tutte le cose buone che da esso possono arrivare.
L’ex tecnico della Lazio ha lasciato il calcio giocato in una data storica per l’Inter: il 22 maggio 2010 Simone diceva addio al campo mentre l’Inter raggiungeva l’apice del trionfo a Madrid mentre Zanetti alzava la Champions al cielo. Non un caso forse che il destino abbia unito in una data unica due eventi così importanti per la vita calcistica di un club e di una persona. Undici anni fa l’Inter saliva sul tetto d’Europa mentre Simone iniziava a ragionare da allenatore.
Una rincorsa lunga finita nell’estate dell’addio burrascoso di Conte, con l’Inter neocampione d’Italia nelle mani dell’allenatore del futuro.
Intendiamoci, Inzaghi non è una scommessa è già da molti anni una realtà.
I suoi risultati alla guida della Lazio parlano per lui. Una Coppa Italia e due Supercoppe (entrambe battendo la Juve in finale) in un decennio dominato dai bianconeri non sono poca cosa, per non parlare delle qualificazioni alla Champions League e alla valorizzazione dei suoi giocatori.
L’allenatore piacentino è entrato ad Appiano con la consapevolezza della grande occasione da sfruttare con il piglio corretto e la giusta consapevolezza del proprio valore. Non si è scomposto quando la società gli ha sottoposto il progetto, la vendita di Hakimi era preventivata, quella di Lukaku no ma per l’allenatore interista la fiducia nella capacità lavorativa della società ha fatto la differenza.
Ho amato Conte e lo ringrazio per averci riportato sul tetto d’Italia, per aver fatto sì che il popolo nerazzurro potesse festeggiare di nuovo sapendo di essere tifosi della squadra più forte.
Conte ha avuto grandi meriti nella definitiva crescita di questo gruppo ora più forte e consapevole che mai. Forse però in questo momento ci voleva un profilo di allenatore più “soft”, che riuscisse a conciliare le ambizioni di vittoria finale con i limiti economici che in questo momento tutte le società italiane devono affrontare.
Inzaghi ha ringraziato la società per il modo in cui ha lavorato durante questi difficili mesi di mercato, si è detto riconoscente per la squadra che gli è stata costruita ed è consapevole che con questa rosa, nonostante le defezioni, si potrà fare qualcosa di importante.
Ora tocca a lui, alla sua bravura e alla sua intelligenza.
Mi viene da dire che Simone Inzaghi sia una persona saggia, uno che capisce dove si trova e cerca di diventare parte del nuovo ambiente, entrandoci in sintonia e capendo che solo così si può creare la continuità vincente sulle basi poste da chi lo ha preceduto. Quindi forza Simone siamo tutti con te!
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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