Non se ne può più. È la pausa per le nazionali più lunga, snervante e piena di casini
Non se ne può più! Questa che stiamo vivendo è la pausa per le nazionali più lunga, snervante e piena di casini che io a memoria ricordi. Pensavo di potermi rilassare i nervi con qualche giorno di pausa dai 90 minuti di tensione della mia Inter ma, invece, ho dovuto fare i conti, come tutti voi, con scandali e polemiche. Ma dov’è finito l’amore per lo sport?
Mi chiedo davvero se questo calcio sia recuperabile, se la montagna di soldi che lo circonda abbia occluso tutte le vie respiratorie di un gioco che nasceva tra ragazzi sulle strade di periferia e che ora ha raggiunto livelli di tossicità praticamente irrecuperabili. Calcio fa rima con soldi, con avidità e guadagno ossessivo e chi più ne ha più ne vuole anche se, per averne inutilmente di più si rischia, oltre l’illecito, la propria carriera, la propria vita privata e infine la propria reputazione.
Non entro nel merito di chi abbia fatto cosa, di chi sia colpevole e chi no, di chi sia affetto da ludopatia e di chi sia solo “viziato”, non sono un giudice né tantomeno un filosofo che può erigersi a maestro della vita altrui. Però dai caspita, possibile che ci si debba sputtanare e buttare via in questa maniera? Capisco l’ingenuità di una volta ma la pratica costante e reiterata no, vuol dire andarsele a cercare per bene tuffandosi dentro a questo inutile e sporco fango.
Non sono uno psicologo e non provo nemmeno a capire cosa possa frullare nella testa di chi ha scommesso e del perché lo abbia fatto. Però è indubbio che questo calcio abbia bisogno di meno ipocrisie e molto più controllo. Ormai è un libro che ha aperto il capitolo degli scandali e che non accenna a concluderlo. Dall’assegnazione dei Mondiali con lo scandalo Fifa e UEFA con Blatter protagonista, agli arbitri indagati per corruzione fino ai bilanci truccati e ai calciatori che scommettono. Sono solo gli ultimi nefasti episodi di una lunga e sempre più frequente serie. Questo non è calcio, questo non è sport. Lo sport è quello dei ragazzi e delle ragazze che giocano a pallone nei campi di periferia con le maglie delle nostre squadre senza pensare ai soldi (di cui comunque c’è bisogno per vivere) ma alla voglia di vincere e prevalere.
Guardo spesso l’Inter femminile di Rita Guarino, così come il Milan di Ganz o la Fiorentina del mio amico Seba De la Fuente e finalmente riconosco lo sport, il calcio, quello pulito e sincero. Con che spirito adesso aspetto Torino-Inter? Con che fiducia posso affrontare un campionato in cui un giocatore può farsi espellere o subire gol perché lo ha giocato nella sua schedina fottendosene della squadra e di milioni di tifosi che ci mettono cuore e soldi? La passione non ce la toglieranno mai anche se bisogna ammettere che ci stanno provando strenuamente per riuscire nel loro intento.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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