L'oro dell'Inter: può essere la stagione della consacrazione di Inzaghi

L'oro dell'Inter: può essere la stagione della consacrazione di InzaghiTUTTOmercatoWEB.com
domenica 19 novembre 2023, 23:45Editoriale
di Gabriele Borzillo

Siamo tutti, o quasi, convinti che questa stagione possa essere quella della definitiva consacrazione di Simone Inzaghi e della sua Inter da corsa. Per una serie di motivazioni che vanno dai pochi gol presi ai molti segnati, dal gioco spumeggiante alla capacità di addormentare la partita, dalla rosa più completa che ci sia in serie A - questa è venuta fuori dopo, rileggere cronache estive per tornare con la memoria al dilanio causa operazioni di mercato senza senso, dicevano - alla consapevolezza scoperta grazie al fantastico percorso europeo rovinato da un gollonzo sul più bello, dopo una partita giocata alla pari e anche meglio della squadra più forte del mondo tanto cosa andate in Turchia a fare che vi piallano senza pietà e se penso al gol allucinante sbagliato dal signore oggi assente a metri uno dalla porta, con l’estremo avversario fermo come un palo del telegrafo nel deserto, mi sale tuttora un misto di lacrime e incazzatura.  

Quindi, improvvisamente o quasi, abbiamo scoperto che l’Inter deve vincere il campionato, per forza, altrimenti è una stagione fallimentare. Sì, avete letto bene, fallimentare. Come se, dico tanto per dire, il Liverpool avesse cacciato Klopp perché la terza stagione non aveva vinto la Premier, la Champions la vince la quarta, o il City Guardiola, chiamato evidentemente per vincere la massima manifestazione continentale, perché per quello è stato ingaggiato, non per altro, obiettivo centrato dopo sette anni di permanenza in panchina: non due o tre, sette. Tralasciando la storia di Ferguson e del suo Manchester United o mille altre vicende di pallone e non solo, dove la paziente attesa della Società ha portato a risultati importanti, che la smania di cambiare non regala niente a nessuno.

Ora, che l’Inter abbia il dovere di provare a vincere qualsiasi manifestazione a cui partecipa mi sembra il minimo: che le vinca un po’ meno, lo sport a volte è strano e i suoi risvolti imperscrutabili.

Comunque di una cosa sono certo: di quell’oro, inteso in senso figurato ovviamente, che questa squadra ha in dote da chi è meno appariscente di altri. L’Inter, dal mio punto di vista, è composta da fior di campioni, perlomeno quattro o cinque sono oltre la media, campioni, belle speranze e, per finire, quell’oro che agli occhi di chi osserva sembra meno brillante ma, in realtà, è la base su cui si fonda la costruzione.

Così penso, in primis, a Sommer, giunto a Milano nell’anonimato che insomma come fanno a spendere soldi per lui, penso a Matteo Darmian clonatelo, presunto scarto dello United, sbarcato ad Appiano trentunenne e con due tifosi ad aspettarlo all’aeroporto. Ancora ad Acerbi, riscopertosi mastino insuperabile sull’uomo, esperienza da vendere o a Enrico, lasciato andare con troppa sufficienza da Roma, approdato in nerazzurro circondato da una buona dose di interrogativi sulla tenuta fisica, ovviamente, non certo sulle qualità tecniche, enormi. Loro, e non solo, rappresentano quel carattere, quella voglia, quella serietà professionale durante la settimana, in allenamento, che aiutano il gruppo intero a crescere e a migliorarsi.
Loro sono un esempio. Sono fiero che vestano i miei colori.

Alla prossima, avanti l’Effecì.