Inter: il futuro è adesso
Ora che la 13ª giornata si è chiusa come meglio non poteva essere per l’Inter, chissà che anche all’esterno non si torni ad essere un filo più concentrati sul presente anziché inseguire sogni e desideri di mercato o di nuove proprietà che se e quando prenderanno forma non mancherò di analizzare e, nel caso, pure di festeggiare. Ma adesso vorrei che la testa di ogni interista fosse sul presente, soprattutto dopo aver finalmente accorciato la classifica e il distacco da Milan e Napoli, sempre in vetta, ma magari con qualche certezza in meno. Per quel che può valere diminuire il distacco da 7 a 4 punti a novembre e con 75, dico e scrivo 75 (!) punti ancora da assegnare di qui a maggio, è stato comunque fondamentale battere la prima della classe e vincere il primo scontro diretto stagionale, quindi prima missione compiuta. Ora l’obiettivo immediato è accedere alla seconda fase di Champions League in modo da andare a Madrid la notte di Sant’Ambrogio da turisti, giusto per ammirare il nuovo Bernabeu e senza patemi di qualificazione. Era questo il mio spirito quando qualche settimana fa mi sono prenotato il volo per Madrid, più per ammirare il nuovo avveniristico stadio del Real che per la partita che mi auguro serva solo per assegnare il primo e il secondo posto nel girone D.
Poi l’obiettivo subito successivo è quello di mettere in fila almeno tre vittorie in campionato perché ad Inzaghi questa striscia minima non è ancora riuscita e nel derby il conteggio si è fermato per l’ennesima volta a due. Ora è ripartito proprio con il Napoli e tra Venezia sabato e mercoledì prossimo a San Siro con lo Spezia è ora di centrare questo benedetto tris di vittorie in campionato. Anche con il Napoli, è vero, si è sofferto più del dovuto e non è una novità negli scontri diretti di quest’anno, ma anche l’anno scorso l’Inter di Conte faticò non poco per battere i partenopei di misura e ci riuscì solo grazie ad un rigore di Lukaku e in superiorità numerica per l’espulsione di Insigne. Quindi per il momento le analogie con l’ultima fantastica annata vincente continuano. In molti se la sono presa con Simone Inzaghi per i cambi contro il Napoli ma questa è una vecchia storia: se con le sostituzioni poi vinci le partite come con Verona e Sassuolo sei un mago, se ti complichi la vita come col Napoli e in altre partite sei un fesso!
Per me invece il problema dell’Inter di Inzaghi è più delicato delle varie sostituzioni, ma non irrisolvibile.
E’ una questione mentale, perché bisogna imparare a restare concentrati fino al fischio finale dell’arbitro, indipendentemente da chi è in campo. Guardiamo però anche le molte note positive e, al di là del gioco e del risultato, voglio sottolinearne alcune. Prima tra tutte, il ritorno al gol di Lautaro Martinez che non segnava su azione dal 25 settembre e sul rigore dal 2 ottobre. Poi la seconda partitona di Hakan Calhanoglu dopo il derby: il turco è tornato in fiducia, è già al terzo gol stagionale e dal dischetto è infallibile, quindi il rigorista non cambiamolo più. E poi le prestazioni sempre più convincenti sulle fasce di Darmian e Perisic, di cui parliamo sempre troppo poco.
Stamattina, mentre avevo il privilegio di inaugurare a Milano il Liceo Sportivo intitolato a Mauro Bellugi con ospiti tra gli altri la figlia Giada e la moglie Loredana, Bedi Moratti, Beppe Bergomi e Piero Ausilio, ho chiesto espressamente al DS nerazzurro di tentare il tutto per tutto per trattenere Perisic, malgrado le sue richieste economiche per rinnovare pare siano oltre i livelli di guardia. Ausilio mi ha assicurato che a febbraio ci ritenterà e magari finirà come col rinnovo di Brozovic, visto che Beppe Marotta in diretta TV ha dichiarato di essere quasi sicuro del lieto fine. Mi basta. Ma sto commettendo anch’io l’errore di spingermi troppo in là: ora testa allo Shakhtar, perché il futuro è adesso.
Alla seconda fase di Champions League!
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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