Giù la festa (ma niente panico)

Giù la festa (ma niente panico)TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
giovedì 27 maggio 2021, 06:56Editoriale
di Lapo De Carlo

Anche all'Inter è finito il governo Conte, nemmeno tre giorni dopo aver festeggiato lo scudetto. E’ una brutta notizia, che si porta appresso conseguenze da gestire e una reazione già veemente da parte della tifoseria, che ieri ha ottenuto di parlare con la società per ottenere spiegazioni ed eventuali rassicurazioni.
E’ un fatto sgradevole che come tutte le cose può essere affrontato e risolto ma che un tecnico non accetti la situazione nella quale versa tutto il mondo del calcio e, nello specifico, la revisione al ribasso del progetto Inter, preferendo andarsene, anteponendo le sue ambizioni e prendendosi gran parte dei soldi è tanto legittimo quanto immorale.
In un altro periodo storico sarebbe comprensibile ma in epoca covid, con le difficoltà oggettive di tutti, un pò meno.
Conte, fin dal suo arrivo ha diviso i tifosi dell’Inter a causa della sua juventinità ma questo era un fatto superabile. In realtà la lacerazione vera è nata a causa dei contrasti maturati quasi subito con la società e con alcuni meccanismi che lo avevano portato a sfogare pubblicamente il suo risentimento, poi la situazione è stata tanto conclamata da rendere una riunione in una villa la più reclamizzata della storia.
Il silenzio, le difficoltà con il nuovo modulo, l’eliminazione dalla Champions, oltretutto da ultima del girone, l’ostinazione nel voler inserire Eriksen in un modulo che lo depotenziava, fino a metterlo stabilmente in panchina e impiegarlo provocatoriamente negli ultimi 5 minuti e da quel momento un cambiamento comunicativo, poi tecnico, il cambio di modulo, l’inserimento di Eriksen (grazie all’infortunio di Vidal), le vittorie in serie, una maggiore disponibilità e più sorrisi, fino alla vittoria finale.
Conte è uno che quando entra in un club ti si incolla addosso con una passionalità priva di ironia, quell’impeto di chi si prende molto sul serio ma trasmette comunque valori di campo che i giocatori recepiscono bene.
Con lui si è creato anche il problema di poter parlare liberamente, senza essere tacciati di essere “Contiani” o anti contiani, come se la sua stessa presenza imponesse uno schieramento, un po' come accadeva con Napoleone.
Ha sbagliato molto e fatto cose importanti che nessuno gli toglierà, ma il diritto di critica è stato oltraggiato, anche nel finale per una buona uscita che è parsa moralmente una beffa, considerando che è lui ad andarsene.
I suoi meriti sono tanti, a partire da un senso di sicurezza che trasmetteva sempre di più, con un gioco riconoscibile, appreso con grande sforzo collettivo e in grado di dare certezze in ogni zona del campo
Fino a quando tutto andava bene la comunicazione ministeriale di Zhang invece era distante ma tutto sommato fresca, grazie alla giovane età, le ambizioni smodate e una certa intraprendenza che lo ha portato anche ad andare in una birreria di Milano a guardare l’Inter.
La crisi del covid ha però svelato la notevole inconsistenza di questa comunicazione silente, lasciata a pochi post e frasi di circostanza, mentre Conte si dimenava già nell’estate del 2020.
La vera domanda è perché Suning non sia mai stato chiaro nei suoi intendimenti e non ha ceduto a BC Partners. L’offerta ritenuta insufficiente, la Superlega nascente che stava per dare una importante fiche di ingresso ai partecipanti, la volontà di non voler lasciare una società nella quale il gruppo cinese ha fatto investimenti importanti, ripianato gran parte del debito, emesso dei bond e costruito una squadra da scudetto.
Questo perchè molti sostengono che il gruppo cinese faccia i suoi interessi dimenticando che con i suoi investimenti e le sue scelte ha portato Marotta, Conte, Lukaku, Lautaro, Barella ecc..
Suning però sta facendo un errore nel non parlare chiaramente e questo fa parte di una cultura che si scontra con la nostra. Con la differenza che è il colosso cinese a lavorare nel nostro Paese e non il contrario.
Dall’altra parte c’è una pandemia mondiale che ha messo in ginocchio l’economia globale e in primis il mondo del calcio, c’è un’opinione pubblica che chiede a gran voce di fare attenzione alle spese e di abbassare e tanto i costi ma quando accade c’è la rivolta e contemporaneamente abbiamo giocatori che fanno i loro interessi e non vogliono abbassare il loro ingaggio del 10/15%, il tecnico se ne va senza problemi perché non vuole perdere la reputazione di vincente e la stampa parla apertamente di ridimensionamento. Da una parte si da voce all’allarme per questo calcio insostenibile nei costi, dall’altra si spinge perché una squadra investa.
L’addio di Conte aggrava il problema perché andandosene scatena l’effetto domino, insinuando tanti dubbi nella testa dei giocatori. Uno di loro verrà sicuramente ceduto e scopriremo presto chi. Infine il tema del prossimo tecnico ma questa è un’altra storie e ne parliamo questi giorni.
Amala