Firenze per dare uno scossone. Non alla classifica, ma al morale delle avversarie
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Scorrendo le ultime annate mi sono accorto di un particolare non irrilevante: Fiorentina-Inter è diventata, ormai, una di quelle partite che non puoi classificare. E poco importa quale delle due squadre arrivi più o meno carica all’appuntamento: succede sempre qualcosa, si segna parecchio, si resta col cuore in gola per novanta minuti, più recupero. Insomma, Fiorentina-Inter non dico sia una classica, anche se il blasone delle due Società potrebbe serenamente raccontarlo ma, di certo, non è una partita come le altre. Dietro l’angolo puoi trovarci di tutto, perfino un tocco di capezzolo che diventa fallo di mano. Oh, si fa per scherzare, prima che i soliti bacchettoni gnegnegne ci tengano a puntualizzare il nulla. E, giusto per la cronaca – dopodiché chiuso l’argomento – è successo davvero. Punto.
La Fiorentina attuale è la più bella sorpresa del primo terzo di campionato. Confesso, sincero, che non avrei mai pensato di vedere la Viola a queste altezze. Ma, soprattutto, confesso che non pensavo Palladino potesse, in qualche mese, rivoltare squadra e spogliatoio come un calzino, ovviare a qualche cessione eccellente con giovani di prospettiva ma non ancora affermati, regalare al pubblico fiorentino non soltanto l’ebrezza delle prime posizioni quanto, piuttosto, una squadra in grado di giocare a calcio. Perché il segreto sta tutto qui. La Viola gioca bene a calcio, poche balle. Il giovane tecnico ha trasmesso ai suoi giocatori voglia e determinazione, sacrificio e lavoro, consapevolezza e certezze. Oggi, se proprio proprio avessi potuto evitare una squadra beh, quella squadra sarebbe stata la Fiorentina.
Ecco perché sbancare l’Artemio Franchi sarebbe un segnale di forza non indifferente a questo punto della stagione. Al di là del distaccare una delle dirette concorrenti, il campionato è ancora lunghissimo e non è una frase fatta, metteresti pressione sulle altre che stanno affollando le zone alte della classifica. Vincere convincendo anche se, viva Machiavelli, ci sono partite dove l’importante, alla fine della fiera, è il risultato. Noi, aggiungo purtroppo, siamo figli di quella cultura pallonara, inutile fare giri di parole cercando il modo e la maniera migliori per raccontarlo. E noi interisti lo sappiamo bene anzi, benissimo. I due pareggi con Juve e Napoli dal mio punto di vista sono quattro punti persi – tralasciando Genova e Monza -, occasioni preziose dilapidate pur tenendo il pallino del gioco in mano per gran parte del tempo e rischiando di segnare in più circostanze. Sì maaaa…alla fine…il risultato…
Si va a Firenze non dico in emergenza difensiva però poco ci manca. Bisseck, di Vrij e Bastoni sono scelte obbligate. Il centrocampo sarà quello classico con Nicolò, Calha ed Enrico. Sulle fasce certo Dimash mentre a destra non mi stupirei di vedere Darmian. Davanti coppia d’assi Tikus-Lauti.
Tantissima roba.
Alla prossima.
![Gabriele Borzillo](https://net-storage.tcccdn.com/storage/linterista.it/img_utenti/thumb1/d17a93393ad0fe4a567a0405f394d2b2-78691-d41d8cd98f00b204e9800998ecf8427e.jpeg)
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