E adesso l’avete capito Dumfries? Il rispetto per Simone Inzaghi. Occhio perché a centrocampo…
Nessun interista o osservatore in cuor suo può negare che ovviamente tra Skriniar e Dumfries la priorità da salvare sarebbe lo slovacco, per il valore in sé, e per quello che è capace di dare come mentalità e spogliatoio. Ma in verità incredibilmente nel corso dell’estate, sia dai nerazzurri che non, l’ovvia preferenza per il centralone si è automaticamente tramutata in una sorta di sufficienza per la eventuale perdita di Dumfires: la vulgata più diffusa era che andavano bene anche 40 milioni per l’olandese, ché tanto era costato meno della metà, e che in fondo lo si aveva da così poco tempo che un rilievo si faceva presto a trovarlo.
Nessuna delle due teorie è minimamente corroborata dai fatti: . E non sta scritto da nessuna parte che la dirigenza abbia immediatamente di nuovo la bravura e il culo di pescare l’uomo giusto di nuovo dopo Hakimi e Dumfries.il valore di Dumfries, cioè di un esterno che ha dimostrato da subito di essere costante e decisivo, è di almeno 50 milioni - almeno
E insomma, l’avete capito adesso quanto è importante Dumfries? Altro che pezza sacrificabile. Contro il Lecce ha dato verticalità, velocità, ritmo alla manovra offensiva, concretezza verso la porta avversaria all’attacco. Ed era successo già l’anno scorso da dicembre in poi quando prese il posto di Darmian contro la Roma. Nonostante i piedi buoni e gli alti gradi in attacco, Dumfries a questa Inter serve in maniera fondamentale. Senza lui, tutto il resto non si tiene sù perché manca solo quel tassello nel puzzle.
E visto che ci siamo, sarebbe anche arrivato il momento di portare un po’ di rispetto per Simone Inzaghi. E’ vero che come diceva Trapattoni gli allenatori si dividono tra quelli che sono stati esonerati e quelli che lo saranno, ma ha passato un’estate quasi a doversi giustificare di non aver vinto uno scudetto per 2 punti. Quando invece, con una barca che ad agosto scorso sembrava alla deriva, è riuscito a vincere 2 trofei, sfiorare il campionato, uscire a testa alta dalla Champions e giocare il calcio migliore di tutti. L’Inter ha l’obbligo di essere competitiva, ma è assurdo che le si chieda l’obbligo di vincere quando non ha i soldi per comprare chi vorrebbe venire, e deve sperare che non offrano troppo per i suoi.
E in quella frase ripetuta sia in conferenza che in post partita, “L’Inter deve rimanere così”, c’è in verità molto da preoccuparsi per gli interisti: perché Simone non ha detto che rimarrà così, non ne ha il potere, e nemmeno gliel’hanno garantito che sarà così. Si chiama parlare a nuora perché suocera intenda: sembra proprio che sia un grido d’allarma lanciato dal mister verso Zhang, per far sì che qualora avvenga l’irreparabile nelle cessioni, ognuno si prenda le proprie responsabilità e nessuno faccia finta di cadere dalle nuvole.
A Lecce l’ha vinta Simone Inzaghi con i cambi mai timorosi, addirittura rischiando un vero 4-2-4 che ha portato di prepotenza la palla in porta letteralmente all’ultimo secondo.
Bene per lo spirito, però è anche vero che se ti giochi un jolly già alla prima giornata qualcosa che non va c’è. E nello specifico, rimanda a quanto analizzavo la settimana scorsa dopo il Villarreal: squadra allungatissima, a volte la tentazione di cercare troppo Lukaku, ma soprattutto è il centrocampo che non si muove in maniera armonica. Certo Brozovic scende a costruire, ma Calhanoglu e Barella non lo accompagnano, rimangono alti ad aspettare il pallone e si fanno inghiottire dalla mediana avversaria, e finisce che si schiacciano 4 uomini avanti imbottigliati e le linee di Brozovic vengono intercettate o diventano banali. L’anno scorso il trio Brozovic-Calhanoglu-Barella nel fraseggio, e nel movimento costante sù e giù ma accompagnato, aveva permesso alla squadra di fare la differenza con il gioco.
Adesso, è proprio questa la chiave che deve essere ritrovata.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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