Cosa ti sei perso Romelu!
Nessuna esaltazione di troppo, ci mancherebbe pure. L'Inter fa il suo dovere, stra-domina una partita senza storia dal fischio iniziale del signor Davide Ghersini di Genova, direzione ampiamente sufficiente la sua, aiutata peraltro da una condotta esemplare dei protagonisti sul terreno di gioco, incamera i tre punti con una facilità a tratti disarmante e vola verso la prima, vera, difficoltà di questo campionato, venerdì prossimo in quel dell'Olimpico contro la Lazio, assai ostica nelle ultime stagioni per noi.
Simone Inzaghi sceglie l'undici migliore per l'esordio casalingo davanti a oltre settantamila spettatori, venti agosto, sabato, Milano, solo gli interisti sono questa roba qui, con Bastoni recuperato nella linea e migliore del terzetto, de Vrij ancora lento e Scrigno alla ricerca della condizione, accoppiata Denzel-Dimarco sulle fasce, turno di riposo per Gosens, forse ritroverà il suo posto fin da Roma, trizeta atomica nel mezzo (trizeta mi ricorda tanto la pelota basca di via Palermo a Milano, alzi la mano chi ci è passato almeno una volta durante la sua beata gioventù) con Barella un filo sopra i compagni, Brozo lemme lemme al recupero di corsa e fiato, Calha rinfrancato dal gol ma ancora distante dalla cialda croccante ammirata la passata stagione. E là, davanti, LautarotoLukaku o LukakutoLautaro, scegliete voi perché, tanto, invertendo l'ordine dei fattori il risultato non cambia. E quindi sì, un pochino mi sale il fottone ripensando al campionato che fu, quando eravamo incapaci di gestire il risultato, quando soffrivamo l'avversario di turno e non riuscivamo a ripartire, con Dzeko a difendere il pallone in attesa che i compagni salissero per poterlo smistare trovando, nel frattempo, le difese avversarie puntualmente schierate.
Più di quattrocento giorni che il Meazza non ammirava le gesta della Lula, più di quattrocento giorni che i tifosi nerazzurri non vedevano i propri attaccanti cercarsi, trovarsi, inventare calcio e occasioni: perché questo è la Lula, calcio e occasioni, divertimento, gioia negli occhi quando li guardi scambiarsi il pallone come se i due non si fossero mai lasciati. Sarà come dice qualcuno, sarà che le minestre riscaldate non piacciono: però, almeno a me, Romelu tanto minestra non mi pare. Lo trovo più un brioso risotto giallo saltato, che consiglio vivamente a chiunque non lo abbia mai assaggiato in vita sua. Il gol che sblocca la gara, quello che la indirizza definitivamente, non che prima fosse sorto qualche dubbio in proposito, è una invenzione pallonara sull'asse Barella che la da a Big Rom che, a sua volta, appoggia di testa verso Lauti in corsa: tiro di prima intenzione e pallone dritto dritto nell'angolino alla destra del portiere spezzino, fino ad allora protagonista incontrastato della squadra di Gotti. Poi la partita è finita e raccontarla serve a poco. Così come serve a poco rimuginare su ciò che non è stato ma avrebbe potuto essere. Quei due lì davanti, quella coppia che non so quante ce ne sono così affiatate, così unite nel panorama mondiale, europeo mi sembra fin troppo poco. L'Inter non vincerà la Champions con ogni probabilità e dovrà combattere aspre battaglie per portare a casa un titolo: però quei due davanti mi trasmettono serenità e mi fanno dormire tra i famosi guanciali. Stanno tornando o, meglio, sono tornati. Porca zozza Romelu, cosa ti sei perso. Anzi, cosa ci siamo persi.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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