BAR ZILLO - Venghino siore e siori
Ormai la storia della cessione quote azionarie nerazzurre sta assumendo i tratti di un vero intrigo internazionale che nemmeno Cary Grant e Alfred Hitchcock avrebbero saputo fare meglio.
Da una parte la famiglia Zhang e Suning, detentori della maggioranza del pacchetto azionario, ipotecato dal fondo americano Oaktree il quale, a sua volta, è controllato da Brookfield Asset Management, con sede a Toronto. Dall’altra ci sarebbero, che tutti stanno usando condizionali come se non ci fosse un domani, eventuali compratori - al secolo Public Investment Fund, proprietà Arabia Saudita, patrimonio oltre 500 miliardi di dollari - disposti a rilevare i debiti dell’Inter ricominciando con ampie idee innovative. Da innovare, ad Appiano Gentile, non c’è molto. Casomai c’è da rinnovare, quello sì: molto, per rendere un’ottima squadra, l’attuale, una potenza calcistica di livello mondiale.
Che la Società nerazzurra fosse sul mercato non è notizia di ieri, nemmeno di ieri l’altro: e, già che ci siamo, neanche di qualche settimana fa. Risale alla notte dei tempi, quando sul tavolo degli Zhang si materializzò un’offerta, formale raccontano i soliti informati, di ben 750 (settecentocinquanta) milioni di euro, centesimo più centesimo meno. Al netto dei debiti che oberano l’Inter, tutto si sarebbe risolto con l’azzeramento di quanto dovuto e una ventina, magari anche trentina, di milioni nelle tasche dei proprietari. Oh, in una vita normale trenta milioni di guadagno in quattro anni me li tengo e saluto agitando la mano con le lacrimucce a rigarmi le guance. Ma, nel fantastico mondo dei plurimilionari, o miliardari, vedete voi, trenta milioni equivalgono al caffè con mancia in uno di quei locali tanto alla moda del centro di Milano. A ciò sommate il miraggio Superlega, presentata così non avrebbe colpito nemmeno gli organizzatori dei tornei estivi di calcetto, oltre alla costruzione del nuovo stadio, leggenda metropolitana che si tramanda di padre in figlio dall’epoca della gestione, a memoria, Pellegrini. Otterrete il risultato finale: la speranza di forti introiti, a oggi rimasta tale. Nel frattempo, si mormora, la situazione finanziaria di Suning non è di quelle floride. Certo, parliamo di economia cinese, complicata da tradurre, ma a Nanchino l’aria che tira non pare orientata al sereno.
Ora, dopo l’acquisizione del Newcastle, si racconta che il fondo Pif voglia raddoppiare, mettendo sul piatto della bilancia 1 (uno) miliardo. Di euro, non di vecchie lire.
Il mistero si infittisce. Cary Grant, pensaci tu!
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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