BAR ZILLO - Simone si è preso l'Inter
Siamo solo alla fine di novembre, non abbiamo vinto un’emerita cippa di nulla ma, cribbio (cit.), più guardi giocare questa squadra più te ne innamori. Perché ti rendi conto di come i calciatori, liberi da ogni genere di meccanismo stile joystick appiccicato alle chiappe, vivano e scorazzino per il prato verde con l’arcinota joie de vivre, lasciando libera mente e fisico di esprimersi come meglio credono. Oh, sia chiaro, questa non è né vuole essere una critica nei confronti di chi ha preceduto Inzaghi sulla panchina nerazzurra: diversi i modi di intendere il pallone, diversi i caratteri, diversi gli atteggiamenti e durante la partita e, soprattutto, nella gestione del post. Comunque la si pensi, la si giri, la si volti, chi ha preceduto Simone ha vinto dopo un decennio, roba mica di poco conto, quindi grazie e addio, che un arrivederci lo trovo poco probabile, perlomeno finché Marotta e questo gruppo dirigente guiderà i nerazzurri dalla stanza dei bottoni.
Qualche titubanza, ammettiamolo, l’avevamo un po’ tutti. Se non altro per la cessione di due pezzi da novanta - e poi vi volete mettere tra un giocatore e la squadra per cui fa il tifo fin da bambino? Io onestamente no, non me la sento – e la contemporanea indisposizione di Christian - coraggio, ragazzo, ricomincia a correre – oltre al prematuro addio di Antonio. Perciò non era facile, non lo era, oltretutto con la scelta di un giovanotto a guidarci proveniente da una realtà, quella romana e laziale nella fattispecie, dove la pressione esiste, certo, ma non esiste la necessità di vincere, l’attenzione spasmodica quotidiana dei media nazionali che non ti perdonano nulla, soprattutto se sei interista, che ad altri viene lasciato correre quasi tutto, dire tutto pare brutto.
Qualche punto perso faceva parte del famoso “percorso”, era la logica conseguenza di un nuovo ciclo. Perché questa, forse a qualcuno non è ancora sufficientemente chiaro, non è l’Inter della stagione passata. Non si è ripartiti dalla squadra che ha stravinto il campionato, pertanto qualsiasi paragone con ciò che è stato deve, per correttezza e giustizia, altrimenti raccontiamo realtà differenti e storie non attinenti all’oggi, essere cancellato dalla mente.
Diamo a Simone ciò che si merita. La riconoscenza della tifoseria. Magari, alla fine, non vinceremo proprio nulla. Ma, di certo, quelle gettate oggi sono basi importanti per l’Inter futura e futuribile. Con Simone, ormai la chiamiamo per nome, fa parte della famiglia, decisamente in panca.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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