BAR ZILLO - Linea verde neanche a parlarne? Eddai...
Confesso, immediatamente, così mi levo il dente, passa il dolore e non mi crogiolo nel populismo tifoideo più totale, seguendo l’onda ora di quella parte, ora dell’altra: non appartengo, ripeto non appartengo, al partito del ringiovanimento a tutti i costi. Ogni spogliatoio che vuol vincere, e per ogni intendo ogni, basta leggere le rose delle squadre europee più importanti, accanto a nomi di ventenni – perché se parliamo di giovani dobbiamo parlare di ventenni, dopo i ventidue/ventitré lasciamo stare, i mondiali ci stanno insegnando che se uno è bravo è bravo fin da subito, ma non serviva aspettare i mondiali per una evidenza chiara a tutti – ci sono sempre e comunque quelle vecchie volpi, chiamiamoli esperti, del prato verde. Una squadra formata interamente da giovani, per quanto bene possa andare, forse lotta per conquistare un posto in Europa, difficilmente quella che conta aggiungerei. Il giusto mix, il cocktail corretto, prevede una buona dose di gioventù accanto alla perizia, all’arte di saper leggere i diversi momenti della partita e, soprattutto, alla capacità di superare i momenti difficili, in una stagione sportiva esiste sempre e comunque il momento di crisi, vera o presunta, senza farsi trascinare nel gorgo, nel vortice della critica.
L’Inter, quella attuale, rappresenterebbe, sulla carta, il cocktail corretto: giovani e meno giovani miscelati in dosi corrette. Anche se…perché un anche se ci sta bene: personalmente considero la bella gioventù elemento imprescindibile su cui fondare il futuro di una squadra. Che non significa, ripeto, mettiamo undici giovani in campo, credo di essermi spiegato comprensibilmente in questo senso. Ma significa: se in rosa ho qualche ventenne non posso lasciarlo invecchiare in panchina e, soprattutto, non posso etichettarlo a prescindere. Per intenderci: se ho Asllani che morde il freno non posso limitare il suo raggio d’azione in un semplice beh, è l’alter ego di Brozovic. Anche perché, detto tra noi, non lo è. Non posso tarpargli le ali rinchiudendolo in ruolo senza dargli l’opportunità di emergere, prigioniero di convinzioni tutte da provare. Lo stesso dicasi, altro esempio, per Bellanova: sta lì, in panca, a mordere il freno, con tutta la voglia e la smania di un ventiduenne, oltretutto tifoso dell’Inter, che vuole sfondare, emergere, ritagliarsi un ruolo importante in un futuro prossimo. Ecco perché, quando leggo gli ennesimi ultra trentenni accostati al nerazzurro, lo confesso, resto imbambolato: d’accordo l’esperienza, ma accanto a quest’ultima un po’ di sana pazzia è fondamentale. Dai Simone, non mi deluda.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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