BAR ZILLO - Libertà di espressione. Critico Inzaghi perché vorrei tanto vedere qualcosa di diverso
Il calcio è bello perché è vario, un po’ come il mondo. Ciascuno di noi ha la propria idea, il proprio modo di leggerlo, il proprio modo di interpretarlo. E siccome viviamo - mi hanno sempre raccontato - in uno stato democratico, come in tutti gli stati democratici che si rispettino esiste il diritto alla critica, la libertà di pensiero e parola, quando costruttivi e non fine a loro stessi, urlati alla luna tanto per urlare. Che poi, ricordiamolo tutti quanti a scanso di equivoci, stiamo parlando di pallone, quell’oggetto rotondo di cuoio rincorso da ventidue giovanotti in mutande. Quindi, poiché ciarliamo non di problemi fondamentali per l’umanità, bisogna imparare a prendersi poco sul serio, questo è il mio pensiero. Nel corso di un campionato, dura nove mesi, mica tre settimane o un giorno solo come in Groenlandia, si attraversano fasi di alti e bassi, momenti più o meno esaltanti, normale. O tutti noi siamo sempre al massimo, sempre bravissimi, sempre bellissimi, sempre immacolati che di fare un errore non se ne parla? Quindi a maggior ragione il calcio, che raccoglie le attenzioni della maggior parte di popolazione italica e non solo, diciamo che raccoglie il maggior numero di praticanti al mondo, forse se la gioca col nuoto ma siamo lì, di certo è il più popolare staccando il cricket, incredibilmente secondo, di un miliardo di tifosi circa, bruscolini, è passibile di critiche, letture, interpretazioni.
Può capitare che se collezioni punti due contro tre squadre di media o bassa classifica nel momento in cui il tuo campionato dovrebbe correre, fare quel salto auspicato dai tifosi beh, domando scusa, qualche critica la trovo corretta. Ripetiamo, costruttiva, che scrivere o ululare tizio out, cacciatelo, incapace e chi più ne ha più ne metta non porta a nulla, dove per nulla intendo nulla. Ora, l’Inter ha miseramente intascato pochissimo in un filotto che avrebbe potuto e, soprattutto, dovuto portarci a navigare in acque tranquille, lontano dalle liti di condominio per assicurarsi un posto Champions. Colpa dei giocatori? Certo, e chi lo nega. Ma non è sempre e completamente colpa di chi scende in campo: a volte anche chi allena, al netto del cospicuo stipendio, dovrebbe avere piani alternativi al modulo privilegiato. Quindi sì, quindi in questo momento, pur continuando a ritenere Simone Inzaghi il meglio che ci possiamo permettere oggi, trovo riduttivo il modulino trito e ritrito, sempre quello, sempre gli stessi cambi ruolo per ruolo, mai qualcosa di innovativo. Tutto qui. E lo critico, certo che lo critico. Perché vorrei tanto vedere qualcosa di diverso. Che non significa cacciatelo, significa esercitare un diritto sacrosanto, nei termini dell’educazione più elementare.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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