BAR ZILLO - Intervista a Di Meo: "Sono ottimista: Champions una chimera, ma la seconda stella è lì"

BAR ZILLO - Intervista a Di Meo: "Sono ottimista: Champions una chimera, ma la seconda stella è lì"TUTTOmercatoWEB.com
sabato 4 settembre 2021, 18:50Bar Zillo
di Gabriele Borzillo

Ludovico Di Meo, sessantadue anni, romano, direttore di Rai2, profondamente interista. E la prima cosa che ci viene da chiedergli è: perché proprio interista?

“Già il nome – risponde – dice tutto. Internazionale, senza una specifica di città. Internazionale perché fratelli del mondo, nel pieno rispetto dell’ideale che aveva acceso i cuori dei fondatori nel marzo del 1908. Poi – prosegue – il mio primo ricordo legato all’Inter è del 1967, sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni e sorpasso juventino in campionato: ecco, lì ho deciso che l’Inter sarebbe stata la squadra della mia vita. Anche perché non provengo da una famiglia con cultura calcistica profonda, Roma è poco rappresentativa da questo punto di vista. Insomma, quei colori scuri nel televisore in bianco e nero, le sconfitte, le figurine. Sì, dai, sono diventato interista per romanticismo”.

Un interista a Roma. ”Vero, però Roma ha un rapporto strano col calcio. In primo luogo è piena di non romani poi, perché è una cosa insolita ma se ci fai attenzione vera, non è una piazza dove arriva lo sceicco a investire. Mi spiego meglio: le grandi capitali europee spesso attraggono capitali, prova a pensare Parigi o Londra giusto per citare le più importanti, tralasciando Madrid dove la presidenza, indigena, è munifica all’inverosimile seppur con molti debiti. Ecco, Roma non ha stranamente questo appeal. E, potrà risultare originale, è piena di interisti, juventini, milanisti, la qualunque insomma”.

Prima volta allo stadio? “Roma-Inter, era il 1969, coi giallorossi giocava ancora Cappellini, con l’Inter Suarez, Mazzola, Boninsegna, Corso. A quella sono seguite molte altre presenze all’Olimpico, quasi tutte le volte che i nerazzurri venivano qui. E la mia prima presenza al Meazza risale invece al 1998, apposta per vedere Ronaldo. Certo, San Siro ha un fascino tutto suo, sei a strapiombo sul campo, visuale clamorosa. A Roma il campo è lontano, lontano davvero”.

Cosa pensa dell’economia applicata al pallone? “Te lo dico diretto: non mi piace. Io appartengo alla generazione del presidente che spende, soprattutto se presidente di una grande squadra. Non sto a pensare al denaro e, soprattutto, non capisco le regole attuali. Il famoso fair play finanziario che si applica a chi si vuole applicare, altrimenti abbracciamoci tutti e vogliamoci bene a cosa dovrebbe servire per esempio?”.

E l’Inter dove andrà, Direttore? “Dipenderà dallo Stato cinese, dal partito. Se verrà data ai magnati asiatici la possibilità di investire all’estero allora Suning potrà riprendere il discorso interrotto l’estate del 2020. Altrimenti, suo malgrado, sarà costretta a passare la mano”.

Nell’immediato? “Durante il mercato osservavo e riflettevo. Poi ho visto la dirigenza muoversi come meglio non si poteva, col budget a disposizione. E, ti dirò, sono assai ottimista. La Champions resta senza dubbio una chimera ma la seconda stella è lì. Bisogna sapersela andare a prendere. Del resto, chi è tanto più forte e completo di noi?”.