BAR ZILLO - Finalmente Marcelo
Era ora, che non ne potevamo più. Marcelo Brozovic ha messo nero su bianco la firma che lo legherà a Effecì Internazionale fino al trenta giugno duemilaventisei, quando il croato avrà raggiunto gli undici anni di militanza in nerazzurro. Undici anni, e chi lo avrebbe detto la sera in cui Spalletti, sempre grazie a Luciano, andò letteralmente all’aeroporto a riportarlo verso la via di casa, mentre il settantasette stava aspettando un volo direzione Siviglia. Tanta roba questo rinnovo così atteso. Perché sommato ai prolungamenti di Bastoni, Barella, Lautaro, Dimarco, prossimamente non vorrei, esigo, Skriniar, la firma del cervello interista certifica coi fatti e non con le chiacchiere il continuare un discorso aperto tre anni fa e mai chiuso. Finale di Europa League, Scudetto, Supercoppa italiana e una stagione ancora da concludere, vedremo a fine maggio. Perché Brozo, potrà piacere o meno – a me piace – nel suo ruolo vanta pochi, pochissimi emuli per quantità di corsa e qualità di pulizia del pallone: parlo del pianeta, mica dell’orticello nostrano. Lo trovi dappertutto, infaticabile corridore senza soluzione di continuità, freddo e glaciale nello smistare il pallone o nel fare la cosa giusta al momento giusto. Sì, va bene, adesso arriveranno quelli che...ma ti ricordi quando ha perso la palla davanti all’area eccetera eccetera eccetera...sì, me lo ricordo. Proprio perché me lo ricordo significa che è accaduto rare, rarissime volte. I compagni lo cercano, lo vogliono, lo reputano – a ragione – il loro faro in mezzo della tempesta. Non sai cosa fare? Palla a Marcelo, lui la soluzione la trova, sempre. Inventore del coccodrillo, leader mica troppo silenzioso dello spogliatoio, a volte comico involontario ma neanche troppo, è l’uomo a cui gli allenatori affidano, senza il minimo dubbio, le chiavi della squadra. In questa stagione quattro assenze, vado a memoria quindi potrei sbagliare, quattro non vittorie. Perché nessuno, all’Inter, è in grado di sostituirlo. Ecco, fossi la dirigenza, prenderei Brozo e gli chiederei di scegliere quello che potrebbe essere il suo alter ego, la sua riserva, della quale la Società abbisogna innegabilmente. O, meglio ancora, gli affiancherei un giovane da far crescere, da temprare, con cui condividere il centrocampo nerazzurro. Per quanto mi riguarda, sono sincero e del resto basta leggere quanto scrivevo mesi fa, non ho mai dubitato del suo rinnovo. Lui si sente interista, sente i colori del cielo e della notte addosso, sente il peso della responsabilità e, soprattutto, vuole sentirlo.
Ricominciamo. Con Marcelo.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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