BAR ZILLO - È stato un piacere (e un onore)

BAR ZILLO - È stato un piacere (e un onore)TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 17 dicembre 2021, 07:45Bar Zillo
di Gabriele Borzillo

Diciamocelo, raccontiamocelo pure: quanti calciatori sono entrati nei cuori nerazzurri in così poco tempo e, soprattutto, vestendo i colori del cielo e della notte per così poco tempo. A memoria non ne ricordo. A parte lui, Christian Dannemann Eriksen da Middelfart, in mezzo della Danimarca, 16.000 anime e qualche. Amo Eriksen da ben prima del suo sbarco sul lato nerazzurro del Naviglio, dall’Ajax e dal Tottenham. Giocatore totale, mai cattivo, un sorriso per tutti, una pacca sulla spalla, mai una parola fuori posto, nemmeno quando veniva mandato in campo per tre minuti tre, lasciamo stare. Visione di gioco non comune, leader in campo, piede educatissimo col quale inventa e disegna traiettorie uniche. Che poi, però, raccontato in questo modo non vale: ma ho premesso, io adoro Christian, calcisticamente parlando, fino a guardare spezzoni delle sue partite per osservarne la capacità balistica, la classe innata – così ci nasci, mica lo diventi – l’eleganza del portamento, testa alta pronto a scovare il compagno meglio messo o capace di smarcarsi dall’avversario diretto. Per me ogni suo gesto in campo è poesia pallonara, di quelle che restano dentro, difficili da ritrovare.

L’approccio col calcio italiano di Christian non è stato né tenero né facile. Voluto da Beppe Marotta, preso al volo non appena se n’è presentata l’occasione, visto poco da un allenatore attento al particolare, sempre pronto a guidare i suoi ragazzi come fossero tanti giocatori della Play Station - sempre grati per uno scudetto tutt’altro che annunciato, figlio di una stagione indimenticabile per come si è evoluta - ha diviso, è voluto l’uso di questo verbo né in forma severa né sottile, il tifo nerazzurro. Da un parte quelli che non è nulla di speciale, dall’altra gli adoratori tipo me, per i quali ogni panchina di Christian è una bestemmia calcistica. Quella punizione nel derby di coppa Italia, quel gol all’ultimo secondo di una partita che è più di una partita, lo ha sbloccato: anche il suo ex allenatore, colpito dalla favola dove tutto è bene quel che finisce bene, ha iniziato a utilizzarlo sempre più fino a renderlo, in pratica, elemento indispensabile. Poi l’Europeo. E quella scena che ancora oggi, rivedendola, mi si blocca lo stomaco. Ora se ne andrà lasciandomi, credo, lasciandoci, un gran vuoto. Ma prima l’uomo, il marito, il padre.

È stato un piacere. Anzi, un onore Christian..