Zanetti: "Vice presidente dell'Inter grandissima responsabilità. Mi sento molto utile, mi sono preparato"

Zanetti: "Vice presidente dell'Inter grandissima responsabilità. Mi sento molto utile, mi sono preparato"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di www.imagephotoagency.it
lunedì 13 maggio 2024, 13:51Primo piano
di Yvonne Alessandro

Nella lunga intervista concessa, Javier Zanetti al "Passa dal BSMT" ha ripercorso anche il momento in cui la carriera da giocatore è terminata, dando vita invece a quello dietro la scrivania da vice presidente dell'Inter. Con un focus sul Mondiale dell'Argentina, il rapporto con Messi e le aspettative sulla Pulga in Argentina e non solo.

Adesso sei vice presidente dell'Inter. L'avresti mai immaginato?

"No. Quando ho deciso di smettere volevo fare qualcosa legato al calcio e legato all'Inter. Non nascondo che quando l'Inter mi informò 'Farai il vice presidente'...in quel momento lì grandissima allegria. Ero contentissimo, felicissimo. Ma al contempo grandissima responsabilità, perché l'Inter è una delle squadre più importanti al mondo. Credo che richieda una preparazione".

Ci hai pensato su?

"Ci ho pensato un po', ma conoscendomi ho pensato... finisce la mia carriera come calciatore. Molto affascinante, durata quasi 41 anni. Dopo aver corso tanti chilometri ho detto 'Ok, intraprendo questa da manager'. Però per fare questa carriera inizio completamente da zero, mi devo preparare. Non voglio essere un dirigente legato solo alla parte sportiva, voglio una visione a 360 gradi. E non voglio che per quanto fatto in campo mi venisse riconosciuto un ruolo. Volevo guadagnarmelo. Mi sono iscritto all'università Bocconi, sto facendo un percorso, spero di poter dare la tesi a maggio. Quello mi ha aiutato tantissimo, sinceramente ho scoperto tantissime cose che da calciatore non potevo conoscere. E la cosa più bella è che facendo questo ruolo mi sento molto utile in diverse aree che il club ha. Posso dare anche il mio contributo".

Ci sono grandi bandiere che poi a fine carriera invece ci sono tanti problemi, come Del Piero e Totti. Tu invece...

"Io innanzitutto ringrazio l'Inter. Prima per tutti questi anni da calciatore: mi ha dato tanto e io altrettanto. E poi quando mi dà questo ruolo da vice presidente ho ringraziato all'inizio, ma avevo necessità di prepararmi. Quando hanno visto la mia voglia di impormi anche da manager, però avendo una preparazione dietro, anche loro mi hanno affiancato. Anche questo porta benefici".

Perché non è successo in altre squadre?

"Non è semplice prendere la decisione di smettere. E prima di smettere uno lo deve pensare, non ti dico un anno prima, però... io mi sono rotto il tendine d'Achille quasi a 39 anni. Non volevo smettere in quella maniera quando tutti pensavano che fosse la fine, visto che è un infortunio molto doloroso, adesso è successo anche a Berardi e gli auguro una pronta guarigione. Ho detto 'Torno in campo, bene e davanti ai miei tifosi. Finisco la mia carriera come calciatore e da protagonista, poi inizio l'altra avventura'. Quando sono tornato in campo a un quarto d'ora dalla fine delle partita col Livorno finisce la partita, vinciamo, io mi sono sentito molto bene. Tutti i compagni erano felici, mi abbracciano, che ero tornato molto bene dall'infortunio. Vado a fare la doccia e per la prima volta ho pensato 'Ok, questa è la mia ultima stagione'. Perché ho superato un'altra difficoltà importante e la mia difficoltà era già proiettata al dopo. Anche lì ti devi preparare. Quando ti arriva all'improvviso, che devi smettere, prima lezione è smettere anche quando stai bene. E non che le persone che lavorano al tuo fianco ti guardano però non hanno il coraggio di dirti".

Una cosa difficilissima...

"Difficilissima quando hai una carriera importante. In 25 anni ho fatto questo, però arriva il momento per tutti, ognuno lo sente dentro e deve fare questo passo".

E sul libro?

"Nasce dopo il fischio finale della finale della Coppa del Mondo che l'Argentina vince in Qatar. Perché ho visto tantissima passione dal mio popolo argentino per questa vittoria, più di 5 milioni di persone che aspettavano i ragazzi tornare nel mio Paese. Poi la mia vita in Italia, come viene vissuto il calcio in Italia. Ci assomigliamo tantissimo come passione. Volevo scrivere e raccontare quello che io ricordavo o che mi raccontavano i miei giocatori dei Mondiali passati. E l'esperienza che ho avuto come protagonista giocandolo. E adesso come tifoso. Non nascondo che quando l'Argentina ha vinto ho avuto la fortuna di stare con tutta la famiglia e ho pianto di gioia. Ho avuto il privilegio di scendere in campo e salutare tutti i ragazzi. Un abbraccio grandissimo con Leo Messi, con cui ho un grandissimo rapporto. E raccontare quelli che sono i sentimenti".

Quella partita clamorosa. Si pensava che la partita fosse già decisa...

"Era la sensazione di tutti quelli che c'erano allo stadio e la guardavano da casa. Fino al 70' l'Argentina aveva stra dominato la partita, ho detto 'Va beh, mancano venti minuti'...invece in cinque minuti è cambiato tutto. Poi i supplementari, facciamo il 3-2, loro il 3-3. I rigori. Un'altalena di emozioni pazzesca. Però con un finale molto felice".

Emozioni che viviamo molto similarmente noi italiani e voi argentini.

"Tiriamo fuori il meglio di noi".

Per Messi cos'ha significato quel Mondiale?

"Litigavo con tanti connazionali argentini, giornalisti che lo criticavano. Perché uno non deve analizzare uno sportivo per le vittorie, ma per il percorso che fa. Se tu vedi i numeri di Messi, sono incredibili. Te lo giuro: se non vinceva niente in carriera, ma lo vedevo giocare così...per me è un fenomeno. Uguale. Io non lo valuto per quello che riesce a vincere. Io che amo il calcio, vederlo in quella maniera...è un fenomeno. Diciamo che la Nazionale argentina, lui ha iniziato con noi da giovanissimo. Vedevamo che era diverso (ride, ndr). Poi noi abbiamo smesso, lui ha continuato. Ha perso delle finali importanti e sempre la critica 'Messi non riesce a vincere con la Nazionale'. Tutto è cambiato guardo l'Argentina vince la Copa America, dopo tanti anni torna a vincere un titolo importante. Messi come capitano era l'emblema, il leader. Dopo c'è stata la finalissima con l'Italia e l'Argentina vince. E mancava questa sfida del Mondiale. Non si sa, ma può darsi essere stato l'ultimo di Messi. C'erano tutti i condimenti per far sì che l'Argentina potesse alzare questa coppa e Messi come capitano a doverlo fare".