Javier Zanetti, leggenda tra le leggende. Sicuri che l'Inter possa permettersi di perdere anche lui?
Faccia pulita, sorriso timido. Chi l'avrebbe mai detto che quel 5 giugno 1995 sarebbe stato l'inizio di una delle più straordinarie storie d'amore che il calcio abbia mai regalato? E pensare che Javier Zanetti, chico di Buenos Aires dai modi gentili, arrivò in veste di comprimario, "oscurato" dalla stella Rambert.
La storia, con le sue traiettorie imprevedibili e spesso beffarde, ha raccontato tutt'altro: Javier è stato prima piacevole sorpresa, poi stantuffo consolidato della fascia, e infine capitano e leggenda. Quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe Italiane, cinque Scudetti, una Coppa UEFA, una Champions. E poi lassù, sul pinnacolo del mondo, nel 2010.
Una vita in nerazzurro, sublimata ed eternata dalle sofferenze. Zanetti è stato anche la luce quando la tenebra sembrava dover inghiottire ogni cosa, lo stoico recupero dall'infortunio al tendine e il ritorno in campo a quarant'anni. Giusto in tempo per salutare la sua gente, che avrebbe ritrovato di lì a poco da dirigente. Oggi questo legame ferreo e indissolubile rischia di logorarsi, o quantomeno di allentarsi. Sicuri che, dopo Oriali, l'Inter possa permettersi di perdere un altro caposaldo della sua storia, della sua stessa essenza? Perché se è vero che ci sono bandiera e bandiere, Javier - insieme a Facchetti - è probabilmente la più grande dell'intera storia nerazzurra.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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