ESCLUSIVA - Nuovo stadio, Scalpelli: "Proponiamo a Sala di ammodernare il Meazza"

ESCLUSIVA - Nuovo stadio, Scalpelli: "Proponiamo a Sala di ammodernare il Meazza" TUTTOmercatoWEB.com
venerdì 10 settembre 2021, 21:35Primo piano
di Giovanni Zanchi

Con una proposta pubblicata su Linkiesta.it, due ex assessori di Milano, di due giunte di segno politico opposto, si sono rivolti direttamente al Sindaco Sala sulla questione nuovo stadio.

I due firmatari di questa riflessione sono Franco D’Alfonso, ex assessore al Commercio durante l’amministrazione Pisapia, e Sergio Scalpelli, assessore allo Sport della giunta Albertini dal 1997 al 2001, anni in cui stipulò la convenzione San Siro con Inter e Milan, tutt’ora in vigore.

È da quest’ultimo che ci siamo fatti spiegare il ragionamento alla base dell’iniziativa che, in sintesi, rilancia l’idea di ammodernare lo stadio Meazza, abbandonando l’idea di costruire un nuovo impianto.

"Posso iniziare dicendo una cosa?"-

Prego, Scalpelli.
"Fino a pochi mesi fa, basandomi sulle notizie che leggevo, ero un convinto sostenitore della necessità di costruire un nuovo stadio”.

Cosa le ha fatto cambiare idea?
"Approfondendo la questione, mi sono reso conto che ci sono almeno due fattori che fanno propendere per una soluzione diversa. Il primo: le proprietà delle due società appaiono destinate a lasciare il passo ad altri investitori. E chiunque costruisca un nuovo stadio vuole un interlocutore riconoscibile e affidabile. Il secondo fattore: quest’argomento non può essere rinviato sine die. San Siro è un impianto che le autorità sportive internazionali valutano sicuro ed efficiente, in linea con gli standard propri delle grandi manifestazioni calcistiche mondiali, sul tavolo ci sono già proposte di ammodernamento che vanno incontro alla necessità di offerta anche commerciale all’interno della struttura. Ammodernarlo sarebbe più rapido di ricostruirlo".

Posto che rimane da superare il modello attuale, la proprietà di chi sarebbe in questo caso?
"La risposta è la costituzione di una società mista pubblico e privato. Immaginiamo una partecipazione al 51% del Comune di Milano e al 49% dei privati, cioè Inter e Milan. In questo modo, la regia rimarrebbe pubblica e anche il progetto di riqualificazione urbanistica legato allo stadio sarebbe incardinato su porzioni di verde estendibili all’area circostante. Senza far pesare sul territorio lo scenario di una cementificazione importante, che sarebbe inevitabile con il progetto di una nuova costruzione".

A chi andrebbe la gestione?
"Interamente ai due club, che avrebbero così ricavi garantiti e ampio margine di manovra sulla gestione della struttura".

Nella vostra riflessione segnalate il rischio che il progetto per il nuovo stadio possa finire in un vincolo cieco. Perché?
"Il vicolo cieco è rappresentato da un cammino urbanistico costellato da migliaia di dubbi. Un altro aspetto da non sottovalutare è il fortissimo dissenso dei cittadini residenti. Si tratta di un tema ormai ineludibile quando si parla di grandi opere. A Milano, le esperienze di zona Garibaldi e Porta Nuova dimostrano che con una logica di compartecipazione si trovano soluzioni adeguate, sia per gli abitanti sia per chi investe. Uno stadio costruito da zero va contro l’esigenza di dare alla città una struttura all’altezza entro i prossimi tre, quattro anni, oltre a portare con se uno sforzo finanziario notevole".

Come si sposerebbero gli interessi del pubblico con quelli del privato?
"Sono convinto che la strada vincente sia proprio il rapporto tra pubblico e privato. Quello che un grande economista americano chiamava: l’uso pubblico degli interessi privati. Cioè la massimizzazione del ritorno per il privato, collegato alla protezione del pubblico interesse".  

Si dice che Zhang stia aspettando solo di firmare gli accordi per il nuovo stadio per poter cedere l’Inter al prezzo che vuole. Questo come si concilia (se si concilia) con la vostra idea?
"Beh, non dimentichiamoci che all’inizio dell’era Zhang l’obiettivo sembrava essere proprio quello di acquisire San Siro per ristrutturarlo. Se Inter e Milan dovessero intraprendere la strada da noi indicata, il 49%, con una convenzione molto lunga (di decenni), di fatto diventerebbe parte integrante degli asset delle due società. Insomma, lo schema che proponiamo garantirebbe tempi certi, consegnerebbe una casa ristrutturata ai tifosi e, soprattutto, preserverebbe il Meazza e la sua storia. Si trascura con troppa facilità il fatto che San Siro è nei primi dieci stadi sulla bocca di tutti i ragazzini del mondo".