Al Camp Nou l'inizio della remuntada? Come dieci anni fa, una vittoria che non è una vittoria
Dodici anni fa la sconfitta contro i marziani del Barcellona ebbe il sapore della più dolce delle vittorie, il pareggio di questa sera produce un effetto molto simile. Con una punta d'amarezza, perché il 3-2 di Gosens aveva illuso e l'errore a tempo scaduto di Asllani grida ancora vendetta. Ma una volta acquietatasi la foga del momento, rimane quello che è realmente questo 3-3: un risultato straordinario, dal peso inestimabile, che proietta i nerazzurri ad un passo dagli ottavi di finale. Occorrerà vincere col Plzen, o replicare il risultato del Barcellona: una missione tutt'altro che impossibile, ma come ha rimarcato Inzaghi nel dopo-gara, "manca ancora l'ultimo passo".
L'impresa porta la firma di Simone, capace di guidare la sua squadra fuori dalla tempesta con una pacatezza che qualcuno aveva erroneamente interpretato come arrendevolezza. E invece la sua Inter ha raccolto i cocci e ha ripreso quota, aggrappandosi alla propria identità e alle idee di un progetto tecnico che promette ora di rientrare su binari più favorevoli.
Non è ancora la luce in fondo al tunnel, perché servirà confermarsi in campionato, ma la propulsione che hanno regalato queste due gare contro il Barcellona può essere sufficiente per ritrovare continuità, conditio sine qua non per tentare l'attacco alle posizioni di vertice in Serie A. Grazie a un Lautaro ritrovato, e grazie a una compattezza difensiva che inizia a intravedersi (malgrado le tre reti incassate). In attesa che torni a disposizione Lukaku, il potenziale tassello mancante per risalire la corrente in Italia. Segnali di vera Inter al Camp Nou: chissà che la remuntada, termine particolarmente caro ai catalani, non possa partire da questa sera.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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