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Dini: "Se l'arbitro ha visto e giudicato un contatto, il VAR non deve fermarlo"

PODCAST - Dini: "Se l'arbitro ha visto e giudicato un contatto, il VAR non deve fermarlo"TUTTOmercatoWEB.com
lunedì 15 novembre 2021, 22:30Podcast
di Alessio Del Lungo

SCANNER Con Giulio Dini e Niccolò Ceccarini.

L'avvocato Giulio Dini è stato ospite a Scanner, rubrica di approfondimento calcistico su TMW Radio, parlando di vari temi, a cominciare dall'apprendistato: "Mi auguro questa formula possa essere estesa ad altri sport. Significa permettere ai ragazzi di aumentare il periodo di formazione. Dopo il primo contratto di addestramento tecnico, i club devono decidere se proseguire il rapporto o meno. Il periodo dai venti ai ventitré anni può essere coperto dall'apprendistato e si allungano le possibilità di poter riuscire in questo sogno. È rivoluzionario il fatto che si leghi allo sport la formazione scolastica e universitaria. Si dovrebbe partire dal primo gennaio 2023".

Il VAR lascia spesso perplessi nella sua applicazione
"Dai primi segnali sembrava che il VAR non fosse applicato alla lettera. L'anno successivo alla sua introduzione, quando l'errore doveva essere chiaro ed evidente, questo principio è stato invece completamente disatteso. Se il VAR diventa una moviola, è giusto permettere alle squadre di chiamare il challenge. Gli arbitri stanno dimostrando che il VAR sta diventando una moviola. Il VAR non serve a questo: se l'arbitro ha visto e giudicato un contatto, il VAR non deve fermarlo".

A volte l'agente è visto come un problema per il sistema.
"C'è una campagna di comunicazione di una certa stampa che va dritta sulla categoria, che è una categoria molto vasta. Si parla di aziende, di fatturati enormi, ma non sono quelli che spostano tutto il calcio. Nel calcio globalizzato la figura dell'agente è molto importante perché i direttori, i club, gli scouting dei club si trovano di fronte al mondo intero, dove pescare un calciatore e aver dei professionisti in grado di proporre dei talenti è un aspetto importante. CI sono tantissimi direttori che non potrebbero lavorare senza gli agenti, perché molti di loro non sono scout e non sanno valutare dei calciatori".

La nuova versione del fair play finanziario la convince?
"È un fair play che permette a gruppi forti di spendere quello che vogliono, a patto che ciò che costituisce lo sforamento della loro spesa sia duplicato, a mo' di sanzione, a beneficio della comunità. Al di là dell'assoluzione dei club della Superlega, l'orientamento è conservativo, ma dovrà essere percorsa una riforma seria delle competizioni. È un refrain che si ritrova nel tentativo di portare il mondiale a cadenza biennale, e questo non sarebbe di certo qualcosa di fantastico. C'è un'abbondanza di calcio che diminuisce l'appeal del fenomeno, un mondiale ogni due anni non avrebbe il fascino di sempre, rischiamo di far perdere il fascino a uno sport che coinvolge tutto il pianeta. Non è sostenibile".