"Un'armata Brancaleone, come l'Inter a Monaco": Condò analizza lo sfacelo dell'Italia

"Un'armata Brancaleone, come l'Inter a Monaco": Condò analizza lo sfacelo dell'ItaliaTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:15News
di Daniele Najjar

"Un’armata Brancaleone senza capo e né coda": così il giornalista Paolo Condò dalle colonne del Corriere della Sera definisce la triste Italia di Spalletti, sportivamente distrutta ieri sera dalla Norvegia.

"Un filo nero come l’umore collettivo collega il disastro dell’Inter a Monaco allo sfacelo dell’Italia di Oslo" - si legge - ", ed è la resa senza condizioni, senza ribellioni, senza ambizioni di entrambe le squadre italiane. Okay, la forza del Paris St.Germain era stata tale da abbreviare ogni discorso, una superiorità schiacciante, umiliante perfino. Ma la Norvegia, che pure è una Nazionale molto migliore di come è stata dipinta, non è il Paris. Nusa è un 19enne di qualità ma non è Doué, eppure ha fatto ciò che ha voluto in tandem col grande Odegaard, permettendo alla coppia Sorloth-Haaland una realizzazione pressoché notarile delle palle-gol ricevute.

Poi continua: "L’Italia non ha avuto individualità, non si è visto uno straccio di gioco, conclusioni neanche a parlarne fino al 90’, e soprattutto zero ritmo. Alla fine della stagione i giocatori italiani non stanno in piedi. Fra le mille questioni poste sul tavolo dal k.o. di Oslo, questa è la principale. Un’altra strutturale è la totale mancanza di giocatori capaci nell’uno contro uno, e all’orizzonte non se ne vedono. Le dimensioni della sconfitta vietano ogni speranza logica di qualificazione diretta.

Se vogliamo andare al Mondiale — a fare cosa ce lo chiederemo nel caso — dovremo passare il doppio playoff del prossimo marzo, il che significa che Spalletti ha nove mesi per preparare una squadra credibile attraverso le partite del girone, nelle quali comunque occorrerà attenzione per evitare sorprese. Stiamo così male che non dobbiamo sottovalutare nemmeno Moldova, Estonia e soprattutto Israele. Il bilancio di Spalletti continua a essere largamente insufficiente, ma non esiste un’alternativa: giunti a questo punto il ct, che non riesce ad adeguare il suo ritmo di lavoro