Recoba: "Moratti come un padre, nella finale di Monaco tiferò Inter come un matto ma..."

Dalle colonne del Corriere della Sera l'ex attaccante nerazzurro Alvaro Recoba ricorda il rapporto che lo legava a Massimo Moratti che oggi compie 80 anni: "Il presidente va ancora dritto come un treno, ci sentiamo spesso. E gli 80 di oggi non sono quelli di una volta... Mi sento invece vecchio io, che ne ho quasi 50 (ride). Un uomo di cuore, perbene, che amava l’Inter e i suoi tifosi più di ogni altra cosa. L’ultima volta che sono venuto in Italia mi sono emozionato. Entrai nell’ufficio del presidente e alle spalle della sua scrivania vidi, appesa, la mia maglietta. Incredibile!.
È stato davvero un secondo padre, sempre attento a qualsiasi cosa, ad eventuali problemi familiari prima ancora che tecnici. E pensare che in Uruguay lo vivevo quasi come un mito, un uomo inarrivabile, l’erede del padrone della Grande Inter. Arrivai a Milano nella primavera del 1997, inseguivo la storia di Ruben Sosa, amatissimo in nerazzurro. Venni accolto dalle leggende Sandro Mazzola e Luisito Suarez, e il mio primo compagno di camera fu Nicola Berti, che per me, ragazzino, rappresentava tutto ciò che conoscevo direttamente dell’Inter di allora: fortissimo, elegante, simpatico, italiano che più non si poteva, idolo incontrastato a San Siro. Moratti? Credo di averlo visto in prima persona solo dopo parecchie settimane dal mio approdo milanese. Ero timido, non l’ho mai cercato per farmi notare, e forse proprio questo mio modo di comportarmi lo ha conquistato. Poi feci quella doppietta con il Brescia all’esordio, e nei suoi occhi vidi felicità, ammirazione e affetto puro. In settimana veniva in Pinetina, si dirigeva subito verso di me e mi abbracciava appunto come un papà fa con suo figlio. Ero quasi imbarazzato nei confronti dei miei compagni, ma quell’uomo mi entrò subito nel cuore: ho profondo rispetto per lui. Ci sentiamo spesso, ripeto, mi informo sulla sua splendida famiglia, e chiedo ancora oggi consigli.
Un presidente che ha sempre amato il bello, il talento, la giocata ad effetto. Pensava unicamente alla sua gente, ai tifosi, voleva che si divertissero magari anche nelle giornate non proprio positivissime a livello di risultati. A volte in rosa eravamo in dieci là davanti, tutti di livello internazionale, giocatori che ovunque, o quasi, sarebbero stati titolari. E i cosiddetti esperti gli dicevano: “Serve equilibrio anche negli altri reparti, presidente”. Ma intanto in quegli anni il popolo nerazzurro ha potuto ammirare attaccanti fantastici, i più grandi in assoluto. Il migliore senza discussioni, ovvero Ronaldo il Fenomeno, un marziano, roba da manicomio. Poi, in nerazzurro è passato pure Roberto Baggio, altro talento inarrivabile. E quindi il mio amico Bobo Vieri, Adriano, Zamorano, lo sfortunato Kanu, Figo, Crespo, Ibra, Eto’o, Milito, Cruz, Martins, Kallon, Batistuta, Icardi... Insomma, è stato il presidente dei sogni per un popolo intero.
Giocavo in Grecia quando l’Inter vinse la Champions League nel 2010. Le immagini televisive lo mostrarono raggiante come non lo avevo mai visto. Quella è la sua più grande gioia da presidente, ne sono certo, gliel’ho letto negli occhi: aveva chiuso il cerchio, aveva sicuramente nel cuore il volto del suo amato papà. Subito dopo viene la Coppa Uefa del 1998, conquistata a Parigi contro la Lazio, primo successo internazionale. E c’ero pure io. Soffriva nel vedermi giocare poco. Si informò di tutto con Beppe Marotta (allora dg dei veneti), poi mi tranquillizzò e mi disse di pensare a divertirmi, che tanto sarei tornato all’Inter senza il minimo dubbio. Mi chiamava dopo ogni gara, godeva dei miei gol, anche quando vincemmo proprio contro l’Inter verso la fine del campionato.
Mio figlio Jeremia? L’ho fatto esordire io, lo ha meritato sul campo. Ma adesso ha bisogno di un’esperienza in Europa, deve mettersi alla prova lontano dalla classica comfort zone. È un interno offensivo completo, molto intelligente tatticamente ed è il momento di fare il definitivo salto di qualità. Sono sempre stato molto esigente con lui, ma il ragazzo è pronto. Ma intanto concentriamoci sull’Inter di oggi, tiferò come un matto in finale di Champions, anche se sarà davvero dura con il Paris Saint Germain".
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