Corbani: “Sala fa quello che vogliono Inter e Milan, operazione immobiliare poco chiara”
“In questa città ha votato un cittadino su due quindi il Sindaco rappresenta solo un milanese su quattro, sullo stadio si pronunci il Consiglio Comunale, se no si faccia un referendum”. E ancora: “I Verdi devono decidere se vogliono contare qualcosa o essere irrilevanti. Non vorrei che stessero facendo il gioco delle parti, con uno che attacca e l’altro che fa finta di niente”. Luigi Corbani, ex vice sindaco e assessore alla Cultura di Milano, fondatore dell’Orchestra Verdi che ha regalato alla città l’Auditorium di largo Mahler, è un fiume in piena. Il riferimento, nemmeno troppo velato, è al comportamento dell’assessora verde Elena Grandi, uscita durante il voto in Giunta sulla delibera relativa al pubblico interesse del progetto presentato dai due club, e al consigliere Carlo Monguzzi, che invoca invece il referendum.
Corbani, perché l’interesse pubblico dovrebbe essere deciso dal Consiglio Comunale e non dalla Giunta?
“Al di là di quello che prevede la legge, politicamente il Sindaco sarebbe più forte se andasse in Consiglio Comunale a discutere le ragioni per cui sarebbe meglio costruire un nuovo impianto, facendo una vera e propria operazione immobiliare, anziché proporre alle società di ammodernare il Meazza. Lui dovrebbe argomentare dati alla mano, con tutta la documentazione tecnico amministrativa, il perché di una decisione del genere. Gli elettori sono stati tenuti all’oscuro della scelta definitiva del Comune, se era tanto valida perché non è stata presentata in campagna elettorale? Si apra una discussione nei Municipi, nella zona interessata, con i cittadini. Non basta dire che Milan e Inter lo vogliono, la loro intenzione è costruire grattacieli su aree di proprietà pubblica. Si spieghino le ragioni effettive”.
Ma Sala dice di aver provato a convincere la due società ad ammodernare San Siro, senza riuscirci…
“Il primo cittadino dice: “Se c’è qualcuno meglio di me, si faccia avanti e vada a trattare con le due società”, la ritengo un’affermazione imbarazzante. Basterebbe dire a Inter e Milan che del loro progetto non si fa nulla. O si ristruttura San Siro o niente”.
Pensa che San Siro sia ancora uno stadio adeguato?
“Non lo dico io. Lo dimostra il derby dell’altra sera, con quasi 60mila spettatori. Lo ha detto la UEFA nel 2016, quando qui ha fatto disputare la finale di Champions tra Real e Atletico Madrid, e lo ha ribadito poche settimane fa: quando, sempre qui, ha fatto giocare la semifinale e la finale di Nations League. Non mi pare proprio che si possa parlare di uno stadio da buttare via. San Siro è un’icona nel mondo, un simbolo del calcio, ma anche un tempio per i grandi eventi musicali: penso a Bob Marley, Vasco Rossi, Bruce Springsteen e tanti altri”.
Cosa non le torna del progetto presentato da Inter e Milan?
“È curioso che abbiano definito l’operazione edilizia e immobiliare, ma che non abbiano ancora definito che stadio vogliono. Questo accade con un’altra operazione immobiliare in corso sull’ippodromo del trotto (su aree private), quindi se il Comune avesse un po’ di buon senso, presenterebbe complessivamente l’intera operazione. Nel caso di San Siro, oltretutto, parliamo di un edificio pubblico e di aree pubbliche su cui si vorrebbero fare operazioni immobiliari finanziarie a vantaggio di gruppi privati, americani e cinesi. L’insistenza di questi ultimi fa crescere il sospetto che una volta acquisite le volumetrie e valorizzato il pacchetto azionario, essi possano cedere a terzi la proprietà delle società.
Lei che conosce da vicino la cultura cinese, avendo studiato all’Università di Pechino, come vede la situazione di Suning?
“Sono molto preoccupato. Tempo fa si era ipotizzato di costruire un secondo stadio di proprietà di uno dei due club, con l’altro che si sarebbe dovuto prendere San Siro. Lo stesso gruppo Suning si era subito dimostrato recettivo, volendo un proprio impianto. Ora sta venendo fuori una operazione confusa, l’unica situazione al mondo in cui ci sarebbe uno stadio in comproprietà. Esattamente come adesso, solo che ora è gestito dal Comune che lo dà in affitto a Inter e Milan. Non c’è chiarezza. Si chiede più volumetria di quanto non sia necessario e di quanto sia previsto come massimo di edificabilità”.
Però le due società hanno accettato di passare da un indice volumetrico di 0,61 a 0,35…
“Ma 0,35 è il massimo previsto dal PGT (piano di governo del territorio n.d.r.) e non obbligatorio. Quelle aree potrebbero essere a verde, con l’ammodernamento del glorioso Meazza. Non si può far passare lo 0,35 come una gentile concessione. Fondo Elliott e Suning volevano delle cose a cui non avevano diritto, per di più su aree pubbliche. In sostanza è il Sindaco a fare quello che vogliono americani e cinesi.
Rimane il problema che per le due squadre lo stadio sembra di vitale importanza. Cosa ne pensa?
“Questo è un altro grande equivoco. A me non pare che lo stadio risolva i problemi di gestione dei club. Basti vedere la situazione della Juventus o il bilancio del Tottenham o dell’Arsenal. La pandemia ha solamente accresciuto i problemi, che sono quelli di gestione di uno show business, non è più il calcio per come lo abbiamo conosciuto e amato”.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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