Dimarco croce e delizia dell'Inter: tutti i pro e i contro della sua duttilità
Federico Dimarco è senza dubbio il 12esimo uomo dell'Inter, ovvero quello più utilizzato dopo i titolarissimi, eccezion fatta per Darmian che, quando Dumfries ancora non si era ambientato, è sceso spesso in campo dal primo minuto. La duttilità dell'ex Verona è il suo punto di forza, ciò che gli ha permesso di giocare da esterno sinistro in alcune circostanze e da terzo difensore centrale in altre, ma allo stesso tempo sembra essere anche un aspetto che lo rende più fragile perché impiegato in un ruolo che non confà alle sue caratteristiche.
I vantaggi: piedi buoni e intensità
Inzaghi, dopo la definitiva esplosione di Perisic e l'acquisto di Gosens a gennaio, lo sta utilizzando sempre più spesso nel reparto arretrato per cercare di avere più spinta nella fase offensiva, ma soprattutto per garantire alla squadra maggiore qualità nell'impostazione dal basso: i 2 gol e i 3 assist ne sono la dimostrazione. Il classe '97 è inoltre una risorsa preziosissima sui calci piazzati e, alternandosi con Calhanoglu, disegna sempre traiettorie insidiosissime per gli avversari quando batte i corner oppure le punizioni.
Gli svantaggi: fase difensiva da rivedere
Il problema per l'Inter è che, quando le altre squadre attaccano, Dimarco non è sempre perfetto nella postura del corpo, cosa che a questi livelli è imperdonabile, visto che spesso il minimo errore comporta un gol o quantomeno un'occasione dei rivali: prendendo in esame l'assist di Zurowski per la rete di Pinamonti, si evidenziano tutte le sue difficoltà nella copertura preventiva degli spazi. Infine, anche le attitudini fisiche non sono propriamente quelle tipiche del difensore e il suo metro e ottantadue può essere insufficiente quando si trovano calciatori come Arnautovic di un metro e novantadue.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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