Bergomi e il senso di appartenenza: "Nella mia Inter 7-8 arrivavano dal settore giovanile"

L'ex difensore dell'Inter, Giuseppe Bergomi, ha rilasciato una intervista all'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport oggi in edicola. Bergomi ha parlato del ruolo del capitano e della sua importanza: "Tantissimo - ha esordito l'ex calciatore dell'Inter e campione del mondo nel 1982 - è ancora più importante rispetto a quando giocavo io. Mi spiego: ai miei tempi le squadre erano formate soprattutto da italiani, l’ossatura era italiana e allora non è che ci fosse molto da spiegare.
Oggi è molto diverso, il ruolo del capitano è fondamentale perché deve trasmettere senso di appartenenza, certi valori e il dna del club, perché non tutte le società sono uguali. Nella mia Inter avevamo sette-otto elementi che venivano dal settore giovanile, c’era un vissuto comune e una empatia che oggi non può essere data per scontata. Perciò avere un punto di riferimento riconosciuto è indispensabile e il ruolo va preso seriamente. Un mio allenatore diceva: essere capitano non significa solo scambiare il gagliardetto a centrocampo".
L'ex difensore nerazzurro si è poi soffermato su Mike Maignan, portiere e capitano del Milan: "Non è un problema - ha proseguito Bergomi - perché in quel caso anche un giocatore di movimento può parlare con l’arbitro, così come non è un problema il fatto che sia straniero. Javier Zanetti è stato un grande capitano".
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