Bastoni: "Arrivato da ragazzo, ora sono un leader. La finale col PSG? Andavano al doppio..."

Bastoni: "Arrivato da ragazzo, ora sono un leader. La finale col PSG? Andavano al doppio..."
Oggi alle 00:15News
di Marco Corradi

Nel suo intervento ai microfoni di Rivista Undici, Alessandro Bastoni racconta così la sua avventura nerazzurra: "Quando sono arrivato avevo 20 anni e non potevo avere la leadership di oggi. Quando sono arrivato era un sogno, solo vestire i pantaloncini di allenamento e vedere lo stemma dell'Inter sulla maglia era una cosa alla quale non potevo credere. Oggi dopo sette anni devo essere io quello che per me hanno rappresentato i vari Handanovic, D'Ambrosio e Ranocchia. Sono io a dover trasmettere l'attaccamento, quello che significa l'Inter a Milano e in Italia".

Che catena lì sulla sinistra con Dimarco...

Alla catena nostra aggiungo anche Mkhitaryan, che è fondamentale. È un ragazzo super intelligente e capisce i nostri movimenti. L'italianità in Serie A è importante ma abbiamo avuto la fortuna e la bravura di indirizzare i ragazzi nuovi nel fargli capire che persone eravamo e cosa volevamo da loro, questo è un merito. I leader dello spogliatoio? Lautaro parla, io, Bare pure parliamo molto. Lautaro è il nostro capitano e il nostro leader, ma è molto bravo a farsi aiutare quando c'è bisogno".

Ci racconti Pio Esposito?

"Lui è un ragazzo strepitoso nonostante abbia solo 20 anni. Si è trovato catapultato in questo mondo dove tra social e televisioni è facile perdere la testa. Lui è super tranquillo, noi cercheremo di dargli una mano, per il momento non ce n'è stato il bisogno perché sta capendo da solo la situazione. Bisogna lasciarlo tranquillo e arriverà il suo momento". 

Cos'è successo contro il PSG?

"Non lo so, è difficile da dire e me l'hanno chiesto in tanti e giustamente. È stata una cosa molto strana. Venivamo da una semifinale che resterà penso nella storia della Champions, siamo arrivati là e non abbiamo saputo cogliere quanto fosse forte il PSG, andava al doppio di noi. È difficile dire cosa sia successo. Rimane comunque l'orgoglio di aver raggiunto due finali in tre anni, non è una cosa semplice. Chiaramente avremmo preferito vincerle, ma sono tutte esperienze che ci portiamo dentro".

Come siete ripartiti?

"Il bello e il brutto del calcio è che ti dà sempre un'altra occasione. Non è facile, non abbiamo dormito diverse notti perché la delusione era tanta, però poi quando passa un po' di tempo dici: 'Ci voglio riprovare, voglio arrivare a riprovare determinate sensazioni".

Come si è inserito Chivu?

"Ha avuto un approccio molto buono. Ci siamo conosciuti a livello professionale al Mondiale per Club, anche se quando allenava la Primavera avevamo avuto qualche contatto con lui. È una persona molto valida, un ragazzo eccezionale che ha tanta voglia di lavorare, ci trasmette le cose nella maniera giusta. Secondo me ha colto perfettamente come entrare all'interno del gruppo. Ci troviamo bene"