Barbara Berlusconi: "San Siro è fatiscente, il nuovo stadio serve da vent'anni"

Nel corso dell'intervista rilasciata ai microfoni della Gazzetta dello Sport, l'ex vicepresidente del Milan Barbara Berlusconi si espone così su San Siro: "Il dibattito non può più essere se fare o non fare lo stadio. Si deve fare. Rimanere a San Siro non è più un'opzione. Non ci sono alternative se si vuole tenere il passo con i grandi club europei. Sono felice di aver posto il problema dieci anni fa. Allora i tempi non erano maturi, ma ora avverto un nuovo clima positivo. Finalmente amministrazione comunale e club dialogano in maniera costruttiva. Il nuovo stadio sarebbe servito già vent'anni fa, altro che dieci. Credo i tempi non fossero maturi in termini di percezione collettiva, è stato questo che per me ha un po' sabotato quel progetto. lo ci credevo moltissimo, era un progetto che a tutt'oggi secondo me resta di grande interesse, a partire dalla collocazione e dalla riqualificazione del quartiere. Ancora oggi faccio molta fatica a capire perché le istituzioni e il Comune sono stati così restii a portare avanti il cambiamento. Se la cosa fosse andata a buon fine ne avrebbe beneficiato non solo il Milan, ma anche l'Inter".
Torniamo al Meazza: molti sono contrari all'addio per motivi affettivi.
"Bisogna guardare al futuro. Milano ha sempre sacrificato una parte della propria storia e conformazione urbanistica in nome del progresso e della modernità. Per questo Milano è la città che è oggi. San Siro è una struttura fatiscente. Chi frequenta il 3° e il 2° anello lo sa bene. Seggiolini piccoli e scomodi, rampe faticose. Bar e servizi igienici non all'altezza, corridoi affollati che impediscono il movimento. La struttura vive solo per i 90' della gara ed è un luogo desolato per gran parte della settimana. Con un progetto nuovo si svilupperebbe pure il quartiere".
Non la convince l'ipotesi di una ristrutturazione?
"No, perché è antieconomica. Sotto la mia direzione l'abbiamo in parte già ristrutturato in occasione della finale di Champions. Ma non basta. Non bisogna avere paura del futuro, né vivere nel passato in una sorta di decrescita felice solo italiana".
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