Un finale da Inter. Con la Juve regalateci un'altra serata magica
Perché tra un chiacchiericcio e l’altro, tra una speranza e l’altra, c’è da giocare la partita stasera: una di quelle complicate, stile muri del giro delle Fiandre per rimanere in argomento sportivo senza parlare di pallone. C’è Inter-Juventus. Che, lo dico subito a scanso di equivoci, non mi angoscia né mi cattura più di tante altre. La mia antagonista, lo scrivo e lo ripeto sempre, a mo’ di mantra, è il Milan. E ringrazio gli dei del calcio per non averlo pescato, in questo quarto di finale, dall’urna di Nyon. Magari lo incroceremo, magari: anzi, per dirla tutta spero proprio di incrociarlo, significherebbe essere ad un passo da quel traguardo che non nomino neppure. L’ansia da partita, a me, la trasmette il derby. È personale, legato alla città dove sono nato e cresciuto: capisco, per chi non vive Milano tutti i giorni la sfida coi bianconeri può assumere contorni e valori differenti rispetto ai miei. La Juve che l’Inter trova stasera è squadra tosta: poco bella, poco appariscente tuttavia, nello stile più allegriano del termine, cinica e pericolosa. Dovremo, dovranno, essere bravi, doppiamente bravi nel non concedere spazi e cercare di sfinirli con un grande lavoro ai fianchi. Perché con gente come Di Maria, Chiesa o Vlahovic (il giovanotto serbo un posto nel mio undici lo troverebbe sempre) il margine d’errore deve restare ai minimi storici. Non sono ben accetti svarioni né distrazioni sullo stile…guarda che bel quadrifoglio, adesso mi fermo a raccoglierlo…mentre l’avversario se ne va allegramente. Una partita che non ha bisogno di motivazioni, vengono da sole. E l’Inter formato 2023 ha dimostrato di giocare non solo alla pari ma anche meglio delle avversarie dirette: Napoli, Milan due volte, Atalanta e Porto (altre 2) sono la prova. Semmai è che con le medio-piccole che la musica varia. Però non faccio lo psicologo sportivo e non mi lancio in certezze che di certo non hanno nulla. È l’ultima prima della sosta, prima di poter ricaricare le batterie in vista di un aprile (e pure maggio, ma magari) tosto: siamo l’Inter, siamo nati per questo. Quindi coraggio, regalateci un’altra serata magica, regalateci tre punti e la grande prestazione che ci attendiamo.
Capitolo Champions: siamo ai quarti, abbiamo pescato il Benfica e ci troviamo nella parte cosiddetta debole del cartellone. Lasciatemi esprimere due pensieri in proposito: a) solo chi non ha mai visto giocare il Benfica può pensare di andare a passeggiare a Lisbona, vestaglia e pantofole comprese e b) se oggi siamo ai quarti ci siamo perché siamo stati – anzi, sono stati – bravi, bravissimi. In un girone calcisticamente mortale, dal quale non so quanti pensavano di uscirne qualificati, questi ragazzi hanno fatto una vera impresa. Questo allenatore l’ha fatta. Che quando è giusto criticare si critica, in caso contrario ci si alza e si applaude.
Un passo alla volta, a cominciare da stasera. Poi la quiete prima della tempesta, delle emozioni. Da tifoso interista, di questo club, vivo per emozioni così, non vedevo l’ora di riprovarle: dopo tanti anni.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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