Tra un rinnovo e l'altro

Tra un rinnovo e l'altroTUTTOmercatoWEB.com
domenica 31 ottobre 2021, 08:01Editoriale
di Gabriele Borzillo

Alla fine della fiera quello che avrebbe dovuto salutare, immolato sull’altare del cerchiamo di mettere più soldi possibili in cascina, quello che non bacia la maglia, non si erge a paladino dei compagni di squadra e non sventola i nostri colori nel cielo del Meazza rimane. Guadagnando una cifra consona, dal mio punto di vista, al suo valore: perché qui parliamo di un ragazzo destinato a ricoprire ruoli di primaria importanza nel calcio che sarà. Lautaro Martinez è il primo tassello dell’Inter futura. Attenzione, non futuribile: no, proprio futura. Contratto fino al 2026, così come il rinnovo di Barella a quanto ci è dato sapere. Con un plus per il giovanotto nato a Cagliari: la fascia di capitano a corollario della sua avventura nerazzurra che, parlando da tifoso, spero termini il giorno del suo addio definitivo al calcio. Non è un caso aver cominciato da questi due giovanotti di bellissime speranze e non, ad esempio, dal prossimo rinnovo del pacchetto completo dirigenziale. Da Marotta a Baccin, da Antonello ad Ausilio a Saverio per continuare a mantenere l’Inter ai vertici del calcio nostrano.

Certo, ovvio, anche a me piacerebbe poter cominciare a guardare oltre i confini indigeni, cercando la consacrazione europea: siamo stati gli ultimi a portare in Italia un trofeo continentale, abbiamo sfiorato l’Europa League mesi or sono, sfigati quanto mai e quanto mai autolesionisti, non vedo il motivo per cui non potremmo essere nuovamente all’avanguardia sul palcoscenico del pallone in Europa. Abbiamo storia, blasone, tifoseria, fame di vittorie: insomma, perché no mi chiedo. Poi leggo i conti e mi accorgo di dover aspettare qualche tempo: niente di impossibile, son passati dieci lunghi anni dall’ultimo scudetto alzato da Saverio, non ho fretta. Il progetto dell’Inter che sarà passa necessariamente dal dio quattrino: e noi, in questo preciso momento, tutto possiamo dire fatta eccezione dello sguazzare nel denaro. Inutile ripetere sempre le stesse cose, alla fine diventano pallose, tediose, una routine, una consuetudine fastidiosa: è andata così, del resto quando Suning poteva spendere qualche soldo l’ha investito, settecento milioni di euro centesimo più centesimo meno, senza nemmeno far troppa resistenza. Così come è inutile ricordare acquisti sbagliati, soldi gettati dalla finestra nell’intento di assecondare i voleri ora di un allenatore ora di un altro.

Dobbiamo attenerci a quanto accade oggi, al ora e adesso, non a ciò che è stato, esercizio completamente inutile non avendo ancora inventato una macchina del tempo con cui tornare ed evitare qualche scivolone, mi piace essere gentile di tanto in tanto, pallonaro.

Cominciamo a proseguire l’inseguimento a chi ci precede attualmente in classifica. Eliminate le scorie dettate dal pareggio casalingo contro la Juventus - ancora oggi impazza la vicenda del rigorino che non è mai rigorino ma che, in Europa, non ti fischiano per nulla, certi contatti fanno ridere tutti ma qui sono serissimi pur continuando a pensare che la classe arbitrale italica sia, complessivamente, la migliore del vecchio continente – con il successo di Empoli, la striscia va proseguita senza se e senza ma battendo l’Udinese, fisica e tosta, capace di far giocare male l’avversario di turno come poche altre in serie A aspettando il derby di domenica prossima che, quello sì, inizierà raccontarci chi siamo e dove possiamo andare.

Tempo di rinnovi, non di rinnovamento. La squadra c’è, è forte, è unita, nessuna gelosia né polemica. Quello che manca, dal mio punto di vista, sono le firme di Brozovic e Perisic, dando per scontato Skriniar e la voglia di restare del de Vrij che conosciamo.

Pazienza, tanta. E vicini alla squadra: loro hanno bisogno di sentire il nostro affetto, non le chiacchiere fatue che tanto piacciono agli avversari.