Tempo di maturità, tempo di derby. Che per me conta più della rivalità con la Juve
Ci sono due partite che proprio reggo male da tifoso: la prima il derby d’andata, la seconda quello di ritorno. Lo so, per molti tifosi della Beneamata il clou, l’evento è quello contro la Juventus, antiche rivalità sportive ci dividono da anni, forse da sempre. Per me no, per me i bianconeri sono una delle altre diciotto squadre che compongono il circolo delle partecipanti al massimo campionato pallonaro. A parte noi, indovinate un po’ chi resta? Esatto, il Diavolo, l’abitante della sponda opposta del Naviglio, il vicino di casa scomodo, capace di farti trascorrere nottate insonni. Perché io, nato a Milano dove vivo e lavoro, ho una visione differente della sfida a distanza tra le due tifoserie. Perché il proprietario del bar dove mi fermo a bere il caffè la mattina è milanista e mal sopporto il sorrisino del lunedì con allegato dai, oggi offro io. Perché il panettiere tifa rossonero e la battutina non te la risparmia mai. Perché, al supermercato, mentre fai la spesa e incroci qualcuno che ti ha visto in tivù o ti ascolta, non puoi fingere di non vedere lo sguardo dall’alto verso il basso con annesso il pensierino classico, ho vinto io e stai muto fino alla prossima. Perché Inter-Milan non è solo una partita, è una sana rivalità cittadina che si perpetua da più di un secolo e mi innervosisce mica poco, facciamo a quote vertiginose, quando qualcuno mi racconta maddai, cosa vuoi che sia, in fondo è solo una partita. Sarà solo una partita, ventidue in mutande all’inseguimento di una roba tonda fatta di cuoio, intanto mi porto avanti col lavoro e preparo un bottiglione di camomilla setacciata senza aggiunta di zucchero, non si sa mai la serata cosa può riservarti.
È un derby che, dopo qualche stagione in cui si giocava per il tricolore, assume da quel punto di vista un’importanza del tutto relativa. Luciano sta correndo col suo Napoli, immaginare soltanto di arrivarci in scia, oggi come oggi, appartiene al mondo onirico, troppo regolare la marcia partenopea, troppo sulle montagne russe il nostro cammino. Troppi punti buttati letteralmente, sconfitte inopinate, qualche incontro manco disputato o, ancora peggio, disputato per brevi tratti. Esempio? Beh, parliamo di derby: l’andata, quel brutto spettacolo offerto dai nostri eroi dal minuto venti al gol di Edin, totalmente assenti non giustificati dal campo, spiriti vaganti sul prato verde del Meazza. Poi, appena dopo il due a tre del bosniaco, improvvisamente si è riaccesa la luce e San Maignan ha evitato, manco so come ma so che lo ha fatto, il pareggio. Comunque, scudetto a parte, la stracittadina va vinta e basta, senza troppi ghirigori o pensieri romantici. Si vince, punto: il romanticismo, l’abbiamo perso ma a testa alta (questa roba della testa alta mi fa incazzare ancor più del cosa vuoi che sia, è solo una partita) non basta a lenire l’eventuale sconfitta. Non aiuta, giusto per essere chiari e limpidi.
Alla stracittadina ci arriviamo bene, non fatevi ingannare dai passi falsi di Monza o Empoli, è prerogativa annuale non trovare stimoli se non affrontando le prime della classe e, detto per inciso, la solfa non va bene ma per questa stagione accontentiamoci. Mi piacerebbe ripetere il derby di Supercoppa, tanto a poco senza manco soffrire: non sarà così, il Milan metterà sul campo tutto, perdere per loro vorrebbe dire aprire una crisi profonda probabilmente. Quindi dovremo essere bravi noi, approfittare del presumibile nervosismo avversario, giocare facile senza cercare numeri circensi, mirando al bersaglio grosso. Brozo sarà in panchina, l’ex capitano dovrebbe giocare, senza fascia, dal minuto uno e non dubito, offrirà una grande prestazione, da professionista qual è. Delle scelte eventuali parleremo più avanti, oggi conta l’Inter. Per chiudere, partirei con Lukaku, a me contro l’Atalanta non è dispiaciuto e ha carburato soprattutto nella ripresa: lui ha bisogno di giocare, noi abbiamo bisogno di lui. Edin, da subentrante, offre molte più garanzie.
Viva Darmian, c’entra poco ma sta sempre bene.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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