Quanto è bello il non-progetto dell’Inter

Quanto è bello il non-progetto dell’InterTUTTOmercatoWEB.com
sabato 27 novembre 2021, 14:16Editoriale
di Fabrizio Biasin

Il non-progetto dell’Inter - quello della società alla frutta e destinata a schiantarsi – ha trovato una imprevedibile inversione di tendenza in questa stramba settimana. Chi se lo aspettava che il non-progetto portasse alla vittoria contro la capolista Napoli? Chi poteva immaginare che il non-progetto finisse per qualificare i nerazzurri agli ottavi di Champions dopo dieci anni di bocconi amarissimi? Già, incredibile.
Ok, è vero, il non-progetto deve passare dalla trasferta di oggi a Venezia e da altre decine di partite (siamo pur sempre solo a novembre), ma è altrettanto vero che un piccolo mattoncino di quelli che non levi più (la qualificazione di cui sopra) è garantito e vale diverse cose. La prima: passeremo un pranzo di Natale dove anche noi potremo dire ai nostri cugini juventini “a febbraio giocheremo con… (nome di squadra)”. La seconda: il cassiere di viale della Liberazione mette in saccoccia qualche decina di milioni di quelli che servono a prendere corpose boccate d’ossigeno e – diciamolo – sarebbero serviti assai anche un anno fa.
La lunga premessa relativa al non-progetto serve a pungolare tutti quelli che non si fidavano e “fa tutto schifo” e “che brutti i cinesi” e “ha fatto bene Conte a levarsi dalle balle”. Ecco, a proposito, ha fatto bene Conte? Boh, forse sì, del resto si è messo in tasca sette milioncini netti di buonuscita e ora ne prenderà una valanga al Tottenham, ma il dato di fatto è che per ora il suo luccicante progetto londinese appare meno limpido del nostro orrendo non-progetto e, insomma, forse valeva la pena rischiare. 
La certezza è che sì, Conte uno scudetto lo ha vinto e certo non è poco (ha dato al gruppo la mentalità vincente che non aveva), ma ha anche alzato a livelli impressionanti il livello di tensione dell’ambiente, tra una conferenza simpaticamente dedicata ai dirigenti e un’altra dove il protagonista era il famoso “carro” su cui pochissimi avevano diritto di salire.  
Ebbene, Inzaghi pur avendo sposato il non-progetto appare piuttosto sereno e, anzi, ama in ogni occasione spingere sul pedale della tranquillità. Parla bene dei suoi giocatori, dei suoi dirigenti, della sua società, di tutti. Ed è incredibile se si pensa che è salito su una barca chiaramente in avaria e destinata ad affondare (“ma gli stipendi li pagate?”.

“Sì”. “Ma non è vero!”. “E allora perché Bastoni, Lautaro, Barella e magari pure Brozovic rinnovano i loro contratti?”. “Eh, boh”. “Ah, ecco”. “Comunque non avete un futuro”. E alla fine si torna sempre lì, al non-progetto). 
Morale di novembre (che conta nulla, la stagione è ancora lunghissima): l’Apocalisse è sempre all’orizzonte e il non-progetto fa paura, ma forse non così tanto come qualcuno immaginava/sperava/garantiva. Lunga vita, Inter, alla faccia di chi ti vuole male.