Preoccupazioni? Zero. Interisti spaccati in tre correnti
Il bello del calcio è che ciascuno di noi ha il proprio modo di capirlo e interpretarlo. Il bello del calciomercato è che ciascuno di noi ha la facoltà di leggere e, conseguentemente, decidere se dilaniarsi o meno l’anima tifoidea in funzione di cosa non è possibile sapere visto che siamo, purtroppo, soltanto al giorno due di una roba che imperverserà nel prossimo bimestre, con chiunque – e per chiunque intendo chiunque – onnisciente. Una gara a inseguire notizie e, nel calderone delle mille mila migliaia di miliardi raccontate, prima o dopo finisce per prenderne qualcuna, così può segnalare al resto del mondo che lui sì, conosce i segreti più profondi di quel balletto chiamato, per l’appunto, calciomercato.
La tifoseria nerazzurra è spaccata in correnti che neanche la Democrazia Cristiana dei bei tempi: mi piace prenderne in esame tre. I pessimisti cosmici, arriveremo sesti o settimi, stiamo sbaraccando, impensabile continuare così, il cinese deve vendere (è la mia preferita, continuo a non vedere file di compratori lungo viale della Liberazione, quindi come vendi se manca domanda?). I possibilisti, insomma non è che vada benissimo ma, alla fine della fiera, cosa vuoi mai dire a una Società che nell’ultimo quadriennio ci ha regalato, nell’ordine, finale di Europa League, scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe Italiane, finale di Champions League. Infine gli ottimisti a oltranza, quelli per i quali qualunque cosa faccia o decida la proprietà o la dirigenza va bene, va sempre tutto bene, facciamo pure benissimo.
Tre modi diversi di leggere il balletto calciomercato. Indipendentemente dal mio personale essere schierato, prediligo la linea dei possibilisti pur con qualche titubanza, emulo di San Tommaso modello non ci credo finché non ci metto il naso, una riflessione a suffragare la mia scelta ve la voglio sottoporre: ogni estate, ogni caldissima e afosissima maledetta estate, inizia il teatrino delle compravendite con un’ansia incomprensibile, tutti presi dalla paura della disgregazione che poi, puntualmente, non solo non arriva ma, al contrario ci troviamo, in una maniera o nell’altra, a lottare sempre per qualcosa, a volte vincendo a volte no ma fa parte del gioco, senza filosofeggiare. Quindi nervi saldi, letture da prendere con le pinze, cercando di discernere le cose vere o possibili dalle evidenti fantasie, utili a raccattare un clic o un mi piace in più con annessa discussione animata, basata sul nulla.
Già che ci siamo, alla fine permettetemi di spendere una riga per un grande professionista, Danilo D’Ambrosio. Avrei voluto chiudesse la carriera con la maglia della squadra per cui tifa e tifiamo: non è successo ma lui, per me, sarà sempre esempio di lealtà e professionalità. E saluto pure Gaglia: mamma mia Robe’, qualche volta mi hai fatto imbufalire ma hai sempre dato quello che potevi, tanto mi basta. Per altri totale indifferenza: adieu, ho fatto cinque anni di francese alle elementari, senza il minimo rimpianto.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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