Onana, Handanovic e la lezione dei portieri nerazzurri

Onana, Handanovic e la lezione dei portieri nerazzurriTUTTOmercatoWEB.com
sabato 15 luglio 2023, 19:52Editoriale
di Fabrizio Biasin

La prima cosa che mi viene da dire rispetto al saluto d’addio (o arrivederci) di Samir Handanovic agli interisti è che l’ha scritto lui. Si capisce dalle imperfezioni grammaticali, normali per uno sloveno. E voi direte “embè?”. Embè un cavolo, in tanti per fare bella figura si affidano a questo e quello, scrivono una cosa in perfetto italiano ma totalmente senza cuore. Lui – nel bene e nel male – il cuore ce l’ha messo eccome. 
La seconda cosa che mi viene da dire è che Handanovic può piacere oppure no, ma se ha retto per undici anni tra i campi di Appiano è perché non ha mai “tradito”. E gli ultimi 11 anni sono stati tutto tranne che semplici, ben lo sapete. 


La terza cosa che mi viene da dire è che tra le righe si percepisce l’incazzatura per il mancato rinnovo, e questa incazzatura è allo stesso tempo fisiologica, istintiva, certamente anche sbagliata. È normale che a un bel punto una società decida di “andare avanti”, laddove andare avanti significa non arrivare al punto di non ritorno, quello delle porte sbattute in faccia. Bonucci e la Juve, per dire. Handanovic dal canto suo continuerà a giocare altrove e un giorno, forse, tornerà sotto altre vesti.


La quarta cosa che mi viene da dire è che noi che osserviamo gli spogliatoi “da fuori” pensiamo sempre di sapere tutto e invece non sappiamo una beatissima fava. Samir lo sloveno ci è sempre parso “corpo estraneo” per il solo fatto di non aver regalato sorrisi a uso e consumo dei minchioni che abboccano. La verità è che la quantità e la qualità dei saluti che gli è piovuta addosso, firmati da chi lo ha “vissuto” da vicino, è la riprova che siamo di fronte a un vero capitano, un vero punto di riferimento, una vera colonna, uno che ha fatto “fatti”, anche e soprattutto quando si è trattato di arretrare per lasciar spazio a un collega più giovane e più pronto di lui (sì, Onana).


La quinta cosa che mi viene da dire è che bisogna smetterla di giocare a “troviamo il capro espiatorio” e ve lo dice uno che gioca spesso e volentieri a “troviamo il capro espiatorio”. Samir Handanovic negli ultimi anni non era più la giovane lince di un tempo, ma neppure lo stronzo impresentabile che qualcuno ha voluto far passare. Ci sono state partite in cui ha drammaticamente sbagliato ed è stato massacrato, altre in cui è stato preziosissimo e, invece, è stato ignorato. E questo solo e soltanto perché nella classifica del paraculismo, dei baci alla maglia, delle manfrine, costui, è sempre rimasto in fondo. Ha commesso degli errori, è vero, ma nel complesso ha sempre “portato punti”. Oh, non lo dice il qui presente minchione, lo dicono tutti i suoi colleghi, vecchi e nuovi. Avranno ragione loro, o no?


Non ho altre cose da dire su Samir Handanovic, se non che un po’ mi mette tristezza doverlo aggiungere al lungo elenco dei partenti. Lo spogliatoio nerazzurro sta cambiando pelle e lo sta facendo con una rapidità che è allo stesso tempo pericolosa ma pure stimolante. In porta vedremo non uno, non due, ma ben tre giocatori diversi. Sommer e “l’altro” (Trubin? Speriamo...) saranno chiamati a proseguire la tradizione decennale dei grandi portieri nerazzurri. Perché, oh, l’Inter avrà pure toppato terzini, centrocampisti e attaccanti, ma “là dietro” non ha mai sbagliato un colpo.
Elenco recente in ordine sparso: Zenga, Pagliuca, Toldo, Julio Cesar, Handa, Frey, Peruzzi… Qualcuno ha fatto meglio, qualcuno peggio, ma là dietro è sempre stato un gran bel vedere. 


E ci stiamo volutamente dimenticando di Onana: non capita spesso di vedere un calciatore straniero in grado di lasciare il segno così in profondità dopo una sola stagione. Lui ci è riuscito grazie al sorriso, al carisma, alle prestazioni, all’atteggiamento sempre positivo. E se ne va lasciando all’uscita un sacco colmo di milioni. E quindi grazie a chi lo ha pescato a zero tra i mugugni generali (“mah… ne combina tante… faranno bene a puntare su di lui?”) e grazie ad André per aver capito alla velocità della luce cosa significhi “essere nerazzurro”.