Niente è scontato
Qualunque tifoso interista conosce l’anima dell’Inter ma da sempre si stupisce di fronte a crisi apparentemente inspiegabili. Storicamente nel periodo tra gennaio e marzo abbiamo vissuto momenti di improvviso isterismo, a regressioni tecniche, calo vertiginoso di rendimento, appannamenti fisici e inesorabili spiegazioni al capezzale di turno e semplificazioni popolari come la leggenda della cena di Natale che ogni anno sembrava essere la colpevole del disastro momentaneo.
Anche Antonio Conte il primo anno aveva avuto delle difficoltà, culminate con la sconfitta in casa della Lazio ma il covid ha spazzato tutto e riportato in campo una squadra inizialmente intontita e poi capace di raggiungere una finale di Europa League.
Il secondo anno è stato decisamente più regolare e da febbraio la squadra ha persino svoltato.
Con Simone Inzaghi la situazione sembra essere tornata a quella pre Conte, perché se si tratta di due o tre partite è fisiologico, quando si fanno invece 6 punti in 6 partite e l’unica vittoria la si ottiene con l’ultima in classifica è inevitabile farsi delle domande.
Certamente Inzaghi è molto bravo e ha fatto un lavoro eccellente ma nel 2022 ha rivelato tutte le lacune e questo ha disorientato una parte molto ampia del pubblico nerazzurro.
Il fatto è che quando si soppesano meriti e colpe è necessario comprendere quando avviene l’analisi, perché se arriva dopo la pessima prestazione col Torino e l’eliminazione in Champions, viene facile praticare la “diminutio”, ma se arriva dopo una vittoria netta, persino con la Salernitana, la percezione è diversa e prevale l’ottimismo.
In effetti la prestazione vista col Torino è parsa sorprendente per il passo indietro evidente dopo due partite oggettivamente confortanti.
Aver visto l’Ajax eliminato da un Benfica non imbattibile ha aumentato i rimpianti per quell’accoppiamento scippato dalla Uefa ma, contemporaneamente, risalta il sospetto che se l’Inter fosse andata ai quarti avrebbe avuto più soldi in cassa ma anche meno energie per affrontare un finale punto a punto con Milan, Napoli e Juventus.
I problemi infatti sono ancora più evidenti nei ricambi del centrocampo, Vidal ha espresso a più riprese il piacere di lasciare l’Inter a fine stagione per accasarsi al Flamengo, un piacere reciproco tra l’altro, ma che non aveva la necessità di essere reclamizzato a più riprese con una mancanza di rispetto tanto sfacciata.
La partita col Torino ha comunque palesato che il problema è fisico, oltre che mentale e di questo è responsabile lo staff tecnico, oltre ad una squadra che nonostante uno scudetto e la supercoppa, sembra patire le pressioni.
Il tema di ieri è stato anche il caso Onana, il quale con la papera in Champions ha contribuito all’eliminazione dei lancieri. L’Ajax, dopo che il portiere non ha rinnovato il contratto, non lo ha più fatto giocare per ritorsione e così Onana ha continuato a mantenere arrugginito l’istinto. L’idea, a prescindere, è che sia un tipo di portiere dal grande istinto e che tra i pali sia affidabile ma nel pacchetto ci sono anche passaggi a vuoto, come quelli che aveva anche Dida per intenderci.
Diciamo che tra tutti i portieri della storia dell’Inter la sua titolarità è una di quelle più azzardate, il che non significa risulti una scelta sbagliata.
Capitolo finale dedicato alla smodata attenzione mediatica data al rigore non concesso al Torino.
Alcuni titoli in prima pagina sono andati ben al di là della normale irritazione per un errore senz’altro grave ma non inedito di Guida e Massa.
A inizio stagione Lautaro aveva subito ad esempio un fallo evidente ma non sanzionato. Un fatto trascurato da chi ha gridato allo scandalo perché se si vince e si è la squadra più forte conta meno, diversamente se un fallo arriva a nella fase cruciale del campionato la percezione è un’altra. Ma è appunto una percezione priva di razionalità oltre che di coerenza.
Da anni sentiamo gente che dice ai tifosi di non lamentarsi perché il vittimismo è da perdenti, che non si fanno allusioni se non si hanno delle prove, salvo poi scatenare una campagna mediatica, comprensiva di servizi su telegiornali nazionali con dei sottotraccia maliziosi. Il calcio resta un mondo a parte che non su cura di quello che accade intorno e persino in un momento storico come questo si riesce ad andare oltre al lecito.
Da oggi occhi aperti su come verrà trattata l’Inter da arbitri e stampa, in attesa che la società un giorno affronti questo tema con più attenzione.
Amala
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